Il Tribunale amministrativo regionale di Bologna ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di docenti e di genitori per impedire la benedizione dei parroci nelle scuole nel periodo antecedente la Pasqua. Secondo quanto hanno stabilito i giudici, infatti, la Scuola non può essere interessata alle cerimonie religiose che devono riguardare la sola sfera individuale. La sentenza del Tar non è attinente solo alla scuola del bolognese della quale, scrive il quotidiano La Stampa, è preside un nipote di Romano Prodi, schieratosi a favore delle benedizioni, ma dovrà essere osservata da tutti gli istituti italiani.

Dall’euforia di una delle docenti del gruppo che aveva presentato ricorso al Tar, Monica Fontanelli, comprendiamo le ragioni degli oppositori: “La scuola è laica, in classe si va per imparare la vita comune, la cultura, ma la religione ne rimane fuori”.

Pasqua come Natale: favorevoli e contrari ai riti religiosi

Un po’ più in sordina rispetto all’analoga questione del presepe e dell’albero di Natale che accende la battaglia tra favorevoli e contrari ogni anno, la disputa sulle benedizioni di Pasqua è il seguito di quanto già successo un anno fa nello stesso istituto bolognese. Il consiglio d’istituto, infatti, autorizzò l’entrata dei preti perché potessero celebrare il rito pasquale all’interno delle classi delle primarie e delle medie.

Alcuni docenti e genitori, rappresentati dall’associazione “Scuola e Costituzione”, presentò ricorso al Tribunale amministrativo regionale per far annullare la delibera immediatamente. Per quanto urgente, tuttavia, gli oppositori dovettero incassare il colpo perché le benedizioni furono fatte in una giornata che precedette la decisione del Tar in merito alla richiesta di sospensiva.

Da quest’anno, invece, i giudici hanno messo la parola fine alla questione in anticipo, prima che potessero iniziare le celebrazioni pasquali.

Riti pasquali, perché si dovrebbero celebrare a scuola?

Tuttavia lo scontro rimane. Se i ricorrenti esultano, la decisione dei giudici scontenta i tanti insegnanti e le tante famiglie che credono nel buon senso, nei valori e nella cultura cristiana anche come identità e, perfino, come tradizione. Concetti che, però, secondo i giudici non vanno a braccetto con la laicità dello Stato così come stabilito dalla Costituzione italiana.