Uno dei problemi principali che si concentrano sulla riforma pensionistica è la scarsa voglia di trovare soluzioni. Per anni sono stati commessi errori, come quello delle baby Pensioni, tanto che adesso l'Italia si ritrova a liquidare circa 500.000 mila assegni che vengono erogatida oltre 36 anni.Il dato emerge dalle tabelle Inps e fa capire il disagio economico che l'Italia sta vivendo attualmente.

Boeri e Poletti, pareri discordanti

Non c'è un equilibrio nei conti e gli sbagli della politica si ripercuotono sugli italiani. Gli errori commessi, ora, costringono gli italiani a rincorrere una riforma che stenta a decollare.

E Tito Boeri, Presidente dell'INPS,punta il dito proprio sugli errori fatti in passato chepesano sulle spalle dei contribuenti. Per questo motivo si dice disponibilea chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani a tutti coloro i quali abbiano una pensione elevata. Chi invece non è d'accordo è il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che esclude nuovi prelievi. Secondo Poletti il contributo già esiste e bisognerà solo valutare alla scadenza se confermarlo o trovare un'altra soluzione. Il problema però rimane la flessibilità.

Per Boeri, la Legge Fornero ha soltanto limitato i danni

Al Presidente dell'INPSè stato chiesto dei diritti acquisiti e, come in altre circostanze, il Professore ha espresso la sua opinione.

Secondo Boeri aver erogato assegni pensionistici a chi aveva meno di 40 anni ha procuratoun trasferimento di ricchezza pensionistica considerevole. In pratica la legge Fornero non ha agito sugli sbagli fatti in passato ma ha solo consentito allo Stato di poter limitare i danni che la politica aveva creato. Ed è questo il motivo che fa tentennare il Governo.

Cambiare adesso significherebbe ritornare al passato. Ma non è neppure giusto, per Boeri, che gli errori commessi debbano procurarne altri. Anche perché il denaro che servirebbe a dipanare la matassa potrebbe essere ricavato facendo una politica più incisiva con l'evasione fiscale e altro. Una cosa è sicura: per Boeri, adesso, sarebbe di vitale importanza intervenire in tempi "ragionevolmente stretti", perché, come sottolineato su 'Repubblica.it', "il blocco del mercato del lavoro ostruisce l'ingresso dei giovani nel mercato adesso, non fra tre anni".