Sono due le questioni che, durante il fine settimana, hanno attraversato i dibattiti intorno alla riforma delle pensioni 2016: la prima riguarda l'emanazione del DEF, all'interno del quale non solo non si trova alcun accenno alla flessibilità in uscita, ma neanche al bonus di 80 euro che il premier Renzi aveva annunciato soltanto pochi giorni fa; la seconda riguarda uno studio della Cgia di Mestre, di cui abbiamo discusso già alcuni dati, all'interno del quale si chiarisce che l'unica soluzione per la sostenibilità del sistema sarebbe quello di tagliare le pensioni già in essere.

Nel frattempo, per quanto riguarda le singole vertenze, sembra tutto essere scomparso dal dibattito: non si parla più di un'ottava salvaguardia per gli esodati, non è più in discussione una proroga per l'Opzione Donna e la Quota 41 richiesta dai lavoratori precoci si allontana sempre di più.

Tassare gli assegni già in essere: ultime news riforma pensioni oggi 11 aprile

La Cgia di Mestre ha prodotto uno studio che chiarisce alcuni aspetti della spesa pubblica italiana e determina alcuni indirizzi possibili anche sulla questione della riforma delle pensioni per il 2016. Innanzitutto, si scopre che, al netto delle uscite connesse al sistema previdenziale, l'Italia è uno dei paesi dell'Eurozona che spende di meno: nel nostro paese si arriva al 29,7% del PIL, mentre in Francia è del 39,9% e in Germania del 31,4%.

In parole semplici, escludendo le pensioni, l'Italia è uno dei paesi che spende meno in sanità, istruzione e altre voci della spesa pubblica, insomma uno dei paesi più 'virtuosi' in termini di austerità.

Aggiungendo, però, la spesa pensionistica alla spesa pubblica, l'Italia mostrerebbe chiaramente i suoi sprechi e quindi la sostenibilità del nostro sistema economico-finanziario non potrebbe che passare attraverso una misura che tagli le pensioni già in essere: il coordinatore della Cgia chiarisce come il governo debba recuperare almeno 15 miliardi di euro nella prossima legge di stabilità se vuole mantenere i conti in ordine e le strade da percorrere sarebbero due, o i tagli alle pensioni o un deciso aumento delle aliquote dell'IVA e delle accise sui carburanti.

Quota 41 e precoci: ultime news riforma pensioni oggi 11 aprile

Partendo dai dati che sono stati forniti dalla Cgia di Mestre, dunque, la situazione sulla riforma pensioni 2016 si complica non poco: il sistema economico e finanziario italiano sarebbe fortemente sbilanciato, si favorirebbero i vecchi privilegi a danno delle nuove situazioni di emergenza. In questo senso, sembrano divenire particolarmente impraticabili alcune soluzioni che erano state già proposte e che erano al vaglio del governo Renzi: si allontana sempre di più non solo la possibilità di una misura di flessibilità in uscita ma anche quella di interventi su alcune situazioni specifiche come quella dei lavoratori precoci. La Quota 41 rappresenta una richiesta molto semplice e diretta: permettere di andare in pensione, senza penalizzazioni, a chi avesse raggiunto 41 anni di contribuzione; tale proposta, appoggiata anche da Damiano e dai sindacati, sembra essere, alla luce dei dati di oggi, impraticabile, nella misura in cui il sistema previdenziale 'passato' sarebbe ciò che blocca l'intera possibilità di intervento in qualunque direzione.

Insomma, torna di attualità il nodo delle pensioni d'oro e dei vitalizi dei politici, ma su questo punto il governo Renzi è stato molto chiaro: sarebbe impossibile toccare gli assegni già in essere. Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.