Il concorso docenti 2016 con la sua emanazione prevede l'esclusione dalle prove concorsuali di una vasta gamma di figure professionali. Molti degli esclusi non hanno accettato quanto disposto dal Miur, si sono rivolti ad associazioni sindacali e hanno fatto ricorso. In seguito ai ricorsi effettuati è stato chiamato a pronunciarsi il Tar del Lazio. Questo organo ha disposto che, i docenti diplomati magistrali ed i laureati avevano diritto di prendere parte al concorso docenti 2016. Le sentenze che fanno capo a questa decisione sono le nn. 1598/16 e 1600/16: la prima afferma che il danno procurato ai docenti laureati può essere risarcito solo con l'ammissione al concorso, ma con riserva; la seconda dispone che i diplomati magistrali possano partecipare al concorso escludendo peraltro l'immissione con riserva.

Questa prima vittoria subisce una battuta d'arresto di fronte alle proteste avanzate dal Miur. Quest'ultimo ha presentato appello al Consiglio di Stato per chiedere il riesame dell'ordinanza con cui il Tar del Lazio ha ammesso i docenti non abilitati al concorso. La motivazione di questo ricorso è da ricercare nell'eventuale ammissione al concorso dei 25 mila ricorrenti. Una platea troppo vasta per potere essere gestita, nonché una controversia non indifferente da gestire a fronte dell'affermazione decisa con le quali il Miur si è espresso nei confronti dei ricorrenti.

Miur vs docenti non abilitati

Il Miur, quindi, ha presentato appello al Consiglio di Stato per ottenere il riesame dell'accoglimento da quanto disposto in un primo momento dal Tar del Lazio e successivamente dal CdS (Consiglio di Stato).

Il Cds ha respinto la richiesta del Miur poiché non sussistono le basi necessarie per la richiesta presentata. Di nuovo la situazione si trova ad essere rimessa alle decisioni del Tar del Lazio al quale l'Anief, associazione sindacale che rappresenta 25 mila ricorrenti, chiede di accogliere le richieste cautelari di giudizio del 19 maggio 2016.

Sicuramente per il Miur ammettere 25 mila ricorsisti creerebbe due grandi difficoltà: la prima sarebbe l'ammettere il proprio errore mettendo in essere la sentenza del Tar del Lazio e del CdS.

Dopo essersi appellati alla legge 107/2015, all'interno della quale viene chiaramente espresso che i non abilitati non hanno diritto di partecipare al concorso, per sostenere le proprie argomentazioni, verrebbero ridiscusse le basi sulle quali poggia il progetto Buona Scuola; non da meno gestire una così vasta platea di ricorrenti, l'equivalente di un settimo degli attuali partecipanti, non sarebbe facile.

Sarebbe necessario fare svolgere le prove in un lasso di tempo postumo: questo porterebbe alla necessità di nominare nuovi docenti per le commissioni esaminatrici; seppure si mantenessero gli stessi che sono in carica al momento attuale, questo comporterebbe degli oneri economici non preventivati e antieconomici. Dopo questa nuova sentenza del CdS, dopo la sentenza del 19 maggio del Tar del Lazio, non resta che attendere la nuova decisione del Miur.