Dopo le prime reazioni a caldo sull’annuncio dell’introduzione della flessibilità in uscita con il prestito pensionistico Ape, il dibattito si è ora spostato sulle diverse ipotesi di calcolo della pensione anticipata per verificare se, ed eventualmente a chi, conviene usufruire del prestito così come è stato ipotizzato per andare in pensione tre anni prima.

Tutti i calcoli comparsi sulla stampa e sul web, è il caso di precisare, si basano su ipotesi, dal momento che ancora non sono chiari numerosi dettagli fondamentali che possono incidere non poco sul calcolo della pensione anticipata, a cominciare dal tasso di interesse che sarà applicato alle rate di restituzione.

Le simulazioni di calcolo della pensione anticipata

Nelle simulazioni che riportiamo, prendiamo in considerazione solo i lavoratori nati nel 1953, anche se il provvedimento dovrebbe essere rivolta anche ai nati nel 1951 e 1952 i cui casi sono già stati in gran parte risolti da precedenti interventi del governo.

Le due ipotesi maggiormente citate sono quelle elaborate dalla società di consulenza Progetica, basata su un tasso d’interesse dell’1,5 per cento, e dalla Uil, che fonda i suoi calcoli sulla base di un tasso d’interesse del 3 per cento.

  • Ipotesi interesse all’ 1,5%

In questo caso, il lavoratore nato nel 1953 che guadagna circa 2mila euro netti al mese, potrebbe andare in pensione a 63 anni e 7 mesi, contro i 66 anni e 11 mesi previsti dalla legge Fornero, percependo nei tre anni dii anticipo una pensione di 1.542 euro, contro i 1.703 previsti dalla pensione di vecchiaia.

L’ammontare del suo prestito corrisponderebbe, quindi, a 1.542 euro per 40 mensilità: 61.680 euro da restituire in 20 anni a 241 euro al mese che porterebbero il suo assegno a 1.301 euro al mese, con una perdita di oltre il 23 per cento.

Lo stesso lavoratore se si ritirasse due anni prima avrebbe una decurtazione del 15 per cento, e del 7 per cento nel caso di un solo anno di anticipo.

  • Ipotesi interesse al 3%

Secondo l’ipotesi della Uil, un lavoratore che ha maturato una pensione di 1.000 euro al mese, dovrebbe pagare una rata di 200 al mese, con una riduzione, quindi del 20 per cento sull’importo netto.

Il ruolo delle detrazioni e del costo della polizza vita

L’impatto dei calcoli ipotizzati potrebbero cambiare notevolmente a seconda delle detrazioni che dovrebbero essere assicurate alle categorie più svantaggiate come, ad esempio, i lavoratori costretti a ricorrere al prestito pensionistico dopo aver perso il lavoro in età avanzata.

Un’altra incognita è quello relativa a chi dovrà farsi carico (il lavoratore o lo Stato?) del costo della polizza vita, resa necessaria dal fatto che si tratta di un prestito senza garanzie, la cui estinzione viene ipotizzata ad un’età di 86 anni e 7 mesi che, al momento, è superiore a quella che è l’aspettativa di vita.