Mentre non si riescono a raccogliere le firme per il referendum abrogativo di alcune sue norme, la riforma della 'Buona Scuola' sta proseguendo e il ruolo del docente cambierà radicalmente già a partire dall'anno scolastico 2016/2017. L'ultima nota del Miur (la 2151.07-06-2016) invita gli USR a dare avvio, al più tardi entro la data perentoria del 30 giugno, alla costituzione delle reti di scuole; si tratta di un processo che va letto in continuità con le altre riforme che si stanno portando avanti: la regionalizzazione degli organici, la tanto contestata 'chiamata diretta', i poteri del dirigente scolastico, che può smistare come meglio crede i docenti all'interno dell'organico dell'autonomia.

Secondo l'Anief è chiarissimo quello che sta succedendo nel mondo della scuola: i docenti di ruolo possono dire addio alla titolarità sulla propria cattedra – potranno, infatti, essere utilizzati, se il preside lo ritiene opportuno, anche su cattedre affini alla propria, anche se non hanno mai insegnato determinate discipline – e possono dire addio alla titolarità di sede, nella misura in cui, dopo tre anni, il dirigente scolastico potrà smistare un proprio docente, qualora non lo ritenga più utile all'offerta formativa, all'interno delle reti di scuole e degli ambiti territoriali.

'Il prof potrà essere prima scelto, poi utilizzato come tappabuchi, infine gettato nella mischia'

Una buona sintesi di come si trasforma il ruolo del docente nella scuola pubblica, a seguito dell'avanzare della riforma, è stata effettuata da Marcello Pacifico di Anief-Cisal; la carriera del 'nuovo' professore della 'Buona scuola'sarà la seguente:sarà scelto dal dirigente scolastico e quindi dovrà andare scuola per scuola a proporre la propria 'candidatura'; una volta scelto, potrà essere utilizzato dal dirigente scolastico come meglio crede: sulla propria cattedra, quando tutto va bene, ma anche sul 'potenziamento', se lo si ritiene opportuno, o addirittura su cattedre affini a quella della propria classe di concorso; infine, sempre a partire da una scelta del preside, il docente, dopo tre anni, potrà essere rigettato nella mischia delle reti di scuole e degli ambiti territoriali e dovrà nuovamente cercare chi lo scelga.

In parole semplici, Marcello Pacifico attacca il fatto che il docente, ogni tre anni, rischia di trovarsi in una condizione di incertezza professionale, anche se alle spalle avrà già decenni di insegnamento: si tratta di un caso di precarizzazione del lavoro all'interno della Pubblica Amministrazione. Per aggiornamenti sull'evolversi della questione, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.