L'anno scolastico 2016/17 vedrà il debutto della chiamata diretta prevista dalla legge sulla Buona Scuola del Governo Renzi: il margine di discrezionalità dei dirigenti scolastici nella scelta dei propri docenti potrebbe essere massimo, come prospettato dal ministero dell'Istruzione o lieve e ancorato a regole certe, come vorrebbero i sindacati. Sarà su questo punto che si giocherà la partita in programma oggi al ministero di Viale Trastevere tra i tecnici del Miur e i sindacati. Proprio il ministero dell'Istruzione, si legge su Italia Oggi, argomenta la necessità di affidare le scelte ai dirigenti scolastici in base al profilo dei docenti ed all'offerta formativa come uno dei maggiori strumenti per assicurare l'autonomia delle scuole.
Chiamata diretta dei presidi: discrezionale o per titoli e graduatorie?
I sindacati, invece, sono fermi sulla sull'esigenza di un confronto che definisca, con un contratto integrativo che possa fissare paletti rigidi alla chiamata diretta, mobilità annuale e trasferimento dei docenti agli ambiti territoriali, soprattutto per coloro che sono stati immessi in ruolo nell'anno scolastico in corso con il piano assunzioni di Renzi. E' riportato nellastessa legge sulla Buona scuola il termine "proposta" che mal si concilia con la chiamata diretta fatta di vere e proprie nomine di docenti con incarichi triennali. Pertanto, secondo i sindacati, i presidi dovrebbero scegliere sulla base di graduatorie di insegnantielencati per punteggi e, dunque, per titoli.
Scuola, senza titolarità di sede, docenti costretti a spostarsi
Lo scenario che potrebbe presentarsi da qui a pochi mesi è quello che è stato delineato dal professor Salvo Amato, amministratore di uno dei maggiori gruppi Facebook sulla scuola, "Professioneinsegnante". In un post pubblicato nella giornata di ieri, infatti, Amato elencava irischi insiti sull'addio alla titolarità su scuola a favore degli ambiti territoriali: gli insegnanti, non più titolari di sede scolastica, potranno essere "scambiati" non solo da un dirigente scolastico ad un altro, ma anche dall'insegnamento comune al potenziamento per andare a tappare i buchi nelle scuole dove c'è maggiore necessità, all'interno di ambiti estesi territorialmentecon la conseguenza che i docenti sarebberocostretti a spostarsi anche di parecchi chilometri giornalmente.
Infine, per determinateclassi di concorso le candidature dei docenti saranno a malapena sufficienti a coprire le richieste, se non addirittura al di sotto. Si prospetta, pertanto, la possibilità che molti docentivengano chiamati dal preside ad insegnare in materie per le quali non sono abilitati: è ovvio che, in uno scenario simile, i docenti avrebbero ben poche possibilità di scelta mentre, al contrario, i più consenzienti avrebbero più chance di vedersi rinnovato l'incarico.