Il tema previdenziale resta ancora centrale nella discussione politica di questi giorni. Durante la trasmissione Rai "Porta a Porta", in una lunga intervista, il Premier Renzi ha inserito il problema Pensioni tra quelli più urgenti, lasciando intendere che sarà parte integrante della prossima Legge di Stabilità. La questione è stata oggetto di diversi incontri tra sindacati e Governo e, in previsione della Legge di Bilancio, sembra che l’unica cosa certa ormai sia l’anticipo pensionistico (APE).

Si teme che questa misura sia l'ennesimo flop, alla stregua del part-time pensione o dell’anticipo TFR in busta paga.

Ecco perché si sta valutando come correggere il provvedimento per renderlo più appetibile. Ma a chi converrà uscire in anticipo e, soprattutto, a che prezzo? Ecco ad oggi come funzionerebbe la nuova misura del Governo.

L’APE costerà caro, ma non a tutti

Il costo dell’APE: questo l’argomento che sta a cuore ai lavoratori,ancora di più di quanto stia a cuore al Governo. Infatti l’APE nasce e cresce in virtù del risparmio per le casse pubbliche. Oggi si prevede di spendere, per il provvedimento, tra i 500 e i 600 milioni di euro, cifra di molto inferiore rispetto a quanto prevedevano le proposte Damiano e Boeri. Non poteva essere diversamente, se si pensa alla natura stessa dell’APE, strutturata quasi completamente a carico dei pensionati.

La risposta alle esigenze di flessibilità pensionistica del mondo del lavoro a queste cifre è un "capolavoro" del Governo. Una misura che sfrutta i soldi delle banche e le coperture dei rischi tramite le assicurazioni, e che carica l’onere del rimborso della pensione prestata sui lavoratori, con lo Stato e, di conseguenza, l’INPS, a fare solo da intermediari.

Sarà un'analisi cruda, ma ad oggi lo strumento si presenta proprio così. AI lavoratori si erogherà la pensione in prestitoche dovrà essere restituito - caricato di spese ed interessi - dagli stessi pensionati, producendo per questi ultimi un vero e proprio taglio sull'assegno mensile, quando si raggiungerà l’età prevista dalla Legge Fornero, che a questo punto dovrebbe restare in vigore "in toto".

Taglio di assegno variabile

Il Governo ci rimetterà poco, solo quanto basta per coprire le rate in tutto o in parte ai lavoratori meno abbienti, categorie che hanno indubbiamente bisogno di sostegno. L’APE, infatti, nasce come una misura opzionale e flessibile, che può essere scelta o meno dai lavoratori, e può essere variabile fino ad un massimo di 3 anni di anticipo. I 600 milioni di spesa per la sua introduzione consentiranno di coprire le detrazioni fiscali che bonificheranno il taglio di pensione che spetterà ai disoccupati di lunga data, o ai lavoratori che fruiranno di pensioni basse.

Queste persone, che il Governo reputa bisognose di tutela, una volta maturata l’età pensionabilesi troveranno una pensione tagliata al massimo del 3% perché, grazie a delle detrazioni fiscali "ad hoc", i soldi alla bancaper la parte eccedente a quanto trattenuto al pensionato, saranno corrisposti dallo Stato.

Diverso il discorso per chi, secondo i legislatori, non è meritevole di questa tutela. Coloro i quali percepiscono pensioni degne, o scelgono l’APE e si licenziano, la penalità potrebbe essere anche del 7% annuo, sforando il muro del 20% per i lavoratori che ricorreranno ai 3 anni e 7 mesi di anticipo concessi.