È vero quello che ha detto ieri sera il Premier Matteo Renzi: di cifre da destinare ai vari interventi, tra cui le Pensioni, non si parla nel DEF ma sono cose da stabilire ad ottobre nella Legge di Bilancio. Ma cosa fare, come farlo e con che risorse, probabilmente devono essere messe nero su bianco prima. Ecco perché oggi, almeno per le pensioni, sarà il giorno del “giudizio”, il classico punto di non ritorno. Nell’incontro governo-sindacati che prenderà il via alle 13:30, si chiariranno tutti gli interventi sul capitolo previdenziale che entreranno nella Legge di Bilancio.

APE

L’APE è l’intervento sulla flessibilità pensionistica che il Governo inserirà nel palinsesto normativo italiano. Si tratta di un intervento che mira a consentire l’uscita anticipataai lavoratori vicini alla pensione di vecchiaia, quella con requisiti soprattutto anagrafici fissati dalla Fornero a 66 anni e 7 mesi. La questione precoci invece è rivolta ai lavoratori vicini alla vecchia pensione di anzianità, che la Fornero ha chiamato pensione anticipata fissata a 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Sono due cose diverse ma legate da una sorta di trait d’union, perché c’è anche chi chiede che venga concessa una specie di scorciatoia a costo zero, come l’APE social per chi arriva a 41 anni di contributi.

Difficile via questa perché i costi sarebbero comunque alti (vanno garantite le rate alle banche per diversi milioni di lavoratori che sono prossimi ai 41 anni di contributi). Sull’APE i sindacati oggi chiederanno che venga estesa la platea dei beneficiari della cosiddetta APE sociale. Si proverà ad innalzare la soglia di reddito fino alla quale la rata di prestito sarà a carico dello Stato.

Il Governo parla di pensioni fino 1.200 euro netti, cioè circa 1.500 lorde, mentre i sindacati spingono per alzare la soglia a 1.700 euro. Sull’esenzione dalla rata si ragiona anche se inserire o meno coloro che svolgono lavori particolarmente pesanti o quelli che assistono familiari con gravi disabilità. Questo naturalmente in aggiunta ai disoccupati di lunga durata, quelli con famiglie numerose o i portatori di disabilità sui quali sembra già messa a punto l’agevolazione.

Per i precoci solo un provvedimento simbolico?

La data del referendum costituzionale che sta tanto a cuore alPremier è stata ufficialmente fissata per il 4 dicembre. Nella corsa al recuperare consensi per il SI alla riforma costituzionale anche alcuni provvedimenti sulle pensioni, molto popolari, sono stati confermati dal Premier stesso. Si tratta del rafforzamento delle quattordicesime e la possibilità offerta a chi ha carriere discontinue di ricongiungere i contributi in maniera gratuita. La patata bollente, quella su cui è possibile ipotizzare che si incentrerà il grosso della discussione di oggi, sono sempre i precoci. Quota 41 per tutti, senza vincoli anagrafici e di penalizzazioni è una cosa da non prendere nemmeno in considerazione.

Il bonus contributivo per tutti gli anni di versamenti prima dei 18 anni era una ipotesi che alla luce della nuova situazione economica mostrata dal DEF, non si può realizzare. Troppo costoso concedere un bonus tra i 3 ed i 6 mesi per ogni anno versato prima di diventare maggiorenni. Magari oggi, i sindacati che erano contrari al bonus, spingeranno per ripristinarlo così come inizialmente pensato dal Governo. Questo perché sempre alla luce dei dati su PIL e crescita resi pubblici ieri notte, il Governo potrebbe scegliere la via di intervento ancora più limitato. Si ipotizza infatti che il bonus contributivo sarà appannaggio solo di chi ha almeno un anno di contributi prima dei 16 anni, in modo tale da limitare la platea dei precoci.

Si tratterebbe in parole povere di un provvedimento simbolico, che farebbe rientrare la definizione precoci nel pacchetto previdenziale della Legge di Bilancio, ma che sarebbe fruibile da un numero talmente piccolo di lavoratori, da passare quasi inosservato.