Sulla riforma delle Pensioni la partita decisiva si giocherà in merito aiconti, perché le risorse messe a disposizione possono effettivamente fare la differenza tra un intervento davvero inclusivo ed un nuovo provvedimento di salvaguardia dedicato solo alle posizioni di maggiore disagio. Lo sanno bene sia il Governo chei sindacati a giudicare dalle ultime dichiarazioni rilasciate, ma anche dalla necessità di continui approfondimenti tecnici (e dei conseguenti rinvii) che si sono verificati nel confronto istituzionale in essere. Se oggi sarà effettivamente la giornata del redde rationem lo scopriremo solo questa sera, ma la scadenza della discussione parlamentare sulla legge di bilancio rende improbabile che si possa procrastinare ulteriormente un accordo sulla previdenza.

Le richieste della parti sociali sono per uno stanziamento che permetta un'azionedi ampio respiro, mentreil Governo sembra frenare: "due miliardi sono troppi per l'operazione che abbiamo in mente, ne bastano meno" ha sottolineato nella giornata di ieri il Sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta, intervenendo ad un convegno della Cgil tenutosi a Mestre. Una posizione ben nota, ma che riaccende le preoccupazioni per un'operazione al ribasso sul comparto, visto che i sindacati hanno chiesto risorse per almeno 2-2,5 miliardi di euro.

Pensioni flessibili: per il Premier Matteo Renzi ci saranno misure, ma non saranno multimilionarie

Gli fa eco il Premier Matteo Renzi, mentre durante un'intervista presso Rtl ha ribadito che "le misure ci saranno, ma queste ovviamente non saranno multimilionarie".

Al contrario, il Governo sembra avere l'intenzione di adottare quella che il Presidente del Consiglio definisce come "la logica dei piccoli passi: in pensione si può andar prima, ma accettando una piccola penalizzazione dello stipendio". Più probabileinvece un accordosulle minime, che potranno beneficiare di un intervento sulla quattordicesima mensilità grazie al quale "riusciremo a dare qualche soldo in più", spiega il Premier.

Pensioni anticipate e APE: quale destino per i lavoratori precoci e per le ricongiunzioni?

Se i lavoratori non inseriti all'interno delle categorie più deboli dovranno pagare per l'APE fino al 7% annuo di penalizzazione, permangono poi i dubbi sulla situazione dei precoci. Le aspettative di coloro chehanno iniziato a lavorare in giovane o giovanissima età sono per l'ingresso nella quiescenza pubblica con almeno 41 anni di contribuzione, ma il Governo avrebbe allo studio un sistema di bonus che appare di difficile realizzazione e che molti interpretano come un provvedimento al ribasso e non risolutivo.

Mentre a lato resta da capire se potrà effettivamente realizzarsi un intervento sulle ricongiunzioni onerose, riguardo allequali si è registrato anche l'intervento del Comitato Opzione Donnaperun correttivo sulla Gestione Separata dell'Inps. Sullo sfondo vi sono infinele salvaguardie per i lavoratori esodati, per i quali si attende l'8va e definitiva azione di salvaguardia. Insomma, la partita della previdenza è più accesache mai, ma nonostante la prossima discussione della Manovra in Parlamento restano ancora molti i punti in attesa di un chiarimento.

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