Sembrava tutto fatto per il provvedimento che andrà a modificare il sistema pensionisticoe che, in particolare, consentirà l'uscita anticipata dal mondo del lavoro, permettendo di andare in pensione con oltre 3 anni di anticipo rispetto alla situazione attuale. Il governo, infatti, ha programmato un intervento di circa 6 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi da utilizzare nel 2017, mentre i restanti 4,5 andranno a ricadere sui bilanci degli anni 2018 e 2019.

Proprio quest'ultimo punto lascia alcune perplessità, poiché con le elezioni politiche del 2018 potrebbe insediarsi una maggioranza completamente diversa dall'attuale, sulla quale andrebbero a ricadere conseguenze di una riforma voluta e approvata da altri.

Difatti la parte più pesante della spesa andrà a gravare sui bilanci negli anni in cui Matteo Renzi potrebbe non essere più presidente del Consiglio.

Pensioni, sindacati: governo Renzi poteva osare di più

I sindacatisono rimasti soddisfatti del provvedimento, anche se secondo loro si poteva fare ancora qualcosa in più, soprattutto in termini di ampliamento delle categorie comprese nel cosiddetto Ape social: nelle ultime ore la platea dei beneficiari è stata ampliata, con l'aggiunta di macchinisti ed edili marittimi, e si sta abbassando il tetto massimo di reddito, sceso da 1.500 a 1.300 euro lordi, con i sindacati che chiedono invece 1.650.

Inoltre la riforma delle Pensioni portata avanti dal governo, non spicca nemmeno dal punto di vista del basso costo, con i 6 miliardi che sono il triplo della cifra che si era ipotizzatanelle scorse settimane.

Pensioni, Nannicini: governo pronto ad usare tutte le risorse disponibili

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Nannicini, ha spiegato che il governo Renzi punta molto su questa riforma delle pensioni, ed è disposto ad utilizzare anche le risorse destinate agli esodati. Il rischio però, come avverte la Ragioneria generale dello Stato, è quello di far aumentare la spesa pensionistica dell'1%, un dato abbastanza elevato.

Un altro fattore in bilico è quello riguardante i lavoratori precoci:considerando che si parla di qualche milione di persone, potrebbe essere un punto di criticità per i conti pubblici, così come l'incognita di sapere quanti lavoratori aderiranno a tale proposta. Per questo motivo il governo sta pensando di fare leva sulle risorse ad esaurimento, al termine delle quali, pur avendone diritto, non si potrà più usufruire dell'Ape social. Ciò naturalmente non andrebbe ad intaccarel'Ape volontario, il cui il costo è a carico dei lavoratori.