Nelle prossime ore potrebbe essere raggiunto l’accordo tra i sindacati ed il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia in merito all’aumento di stipendio di 85 euro da erogare anche ai docenti. Questo accordo si attende dal 2009 e le risorse sono già state inserite tra i punti della Legge di Stabilità, tuttavia dal Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) sembrerebbero non esserci i margini per una copertura totale e la Riforma Brunetta non consentirebbe un'erogazione a pioggia. Facciamo il punto della situazione.

I nodi da sciogliere sull’aumento di 85 euro

Sul tavolo delle trattative, oltre alla discussione se includere anche i docenti in questo ritocco verso l’alto, cosa che dovrebbe essere facilmente superata dal momento che l’aumento interessa i lavoratori del settore pubblico, c’è anche la modalità di erogazione: per i sindacati le 85 euro dovrebbero essere attribuite a regime per tutti; la squadra capitanata del ministro Madia punta su un aumento medio. Ma lo scoglio insormontabile che sta facendo allungare i tempi dell’accordo è anche la riforma Brunetta (Legge 150/2009) che prevede un aumento stipendiale dei dipendenti pubblici legato al merito.

L'ostacolo del Mef

Il dibattito sull’aumento di 85 euro non ha solo motivazioni prettamente politiche ma investe anche il campo economico e chiama in causa il Mef.

Se è vero che nella Legge di Stabilità di quest'anno sono già state previste le risorse necessarie per coprire gli aumenti stipendiali dei dipendenti pubblici, bisogna tenere in considerazione che il contratto in questione è triennale (2016-2018) percui sarà necessario un ulteriore impegno finanziario che, nel caso dei docenti, va ad aggiungersi ad altri provvedimenti di natura economica come, ad esempio, l’erogazione del bonus di 500 euro.

La stabilizzazione dei precari

I sindacati in queste ore di contrattazione hanno azzardato tra le richieste anche l’abolizione del precariato. La discussione va avanti ad oltranza ma da ambedue le parti, per una sorta di convenienza reciproca, c’è la volontà di arrivare ad un accordo prima del 4 dicembre 2016, data del Referendum Costituzionale: per il governo Renzi sarebbe un motivo in più da propagandare per incoraggiare gli indecisi; per i sindacati la data del referendum rappresenta un’occasione per forzare sulle richieste e sperare di essere accontentati.

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