Il nuovo quotidiano 'La Verità' ha parlato quest'oggi, mercoledì 9 novembre 2016, degli abusi in tema di lavoro da parte dello Stato e di come sia arrivato, puntualmente, il relativo 'condono'. Naturalmente si vuole alludere alle sentenze pilota emesse dalla Corte di Cassazione sull'abuso di precariato: come senz'altro saprete, infatti, secondo il massimo organo giuridico, la riforma Buona Scuola è stata giudicata come strumento idoneo a ripagare i docenti precari per i torti subiti in passato. Altro che risarcimenti da chiedere allo Stato, come speravano i sindacati.

E così l'erario si salva da un vero e proprio salasso: se consideriamo la pioggia di ricorsi e il fatto che lo Stato avrebbe dovuto pagare, per ognuno, l'indennizzo di 15 mensilità.

Ultime news scuola, mercoledì 9 novembre 2016: abuso di precariato, lo Stato si condona con la Buona Scuola

Sappiamo bene come il 'giochino' messo in atto dal Ministero dell'Istruzione dal 2001 al 2015 fu di quelli 'astuti': assumere a tempo determinato un buon numero di supplenti, risparmiando sull'erogazione degli stipendi dei mesi estivi, oltre (e soprattutto) al risparmio sull'immissione in ruolo che avrebbe comportato la pretesa di diritti, da parte del lavoratore, come avanzamenti di carriera e scatti di anzianità. Il tutto giustificato con l'incertezza del futuro delle classi a cui i docenti venivano assegnati.

La sentenza della Corte di Giustizia Europea che, nel novembre 2014, condannò lo Stato italiano per abuso di precariato generò una certa euforia nei docenti precari, desiderosi di far valere finalmente i propri diritti e vedersi così risarciti del maltolto. D'altra parte, lo Stato iniziò a preoccuparsi su come aggirare l'ostacolo.

Buona Scuola, Cassazione dà ragione allo Stato: 'Riforma ha sanato abuso precariato'

Ed ecco qui, pronta la legge ad hoc, la riforma Buona Scuola, capace di attuare una 'rivoluzione copernicana' (frase ben cara al ministro Giannini): nel 2015, piombò il cosiddetto piano assunzionale straordinario che, a prescindere da quello che fosse il reale fabbisogno di ogni singola scuola, non fece altro che assumere tutti quei docenti che, altrimenti, avrebbero dovuto essere risarciti.

Con la Buona Scuola, insomma, lo Stato ha 'accontentato' quegli insegnanti che avrebbero potuto fare la 'voce grossa'. E non è finita qui, perchè la sentenza della Cassazione potrebbe, addirittura, diventare una beffa per chi ha già ottenuto sentenze favorevoli al risarcimento da parte del Miur: quei docenti potrebbero essere chiamati, ben presto, a restituire quel denaro.