Una quota degli 85 euro di aumento di stipendio, peraltro lordi, che gli statali percepiranno a partire dal 2018 con il rinnovo del contratto e la riforma della Pubblica Amministrazione potrebbero essere legati alla produttività e, pertanto, non essere distribuiti "a pioggia". Lo scrive Italia Oggi nell'edizione odierna, facendo il punto della situazione degli aumenti retributivi dei docenti e degli impiegati Ata della Scuola, all'indomani dell'esito del referendum e del possibile avvicendamento del Governo Renzi. Inoltre, il comparto scuola paga gli anni di blocco con perdite retributive corrispondenti al mancato adeguamento degli stipendi al costo della vita.
Contratto docenti e Ata della scuola: quanto spetta di aumento?
Proprio nei giorni precedenti il referendum, la ministra della Funzione Pubblica Madia, di concerto con l'Esecutivo Renzi e dopo la prima approvazione alla Camera del disegno di legge di Bilancio 2017 che ha stanziato 1,9 miliardi di euro per la Pubblica amministrazione, era arrivata all'accordo con i sindacati per l'aumento medio mensile di 85 euro. Ma lo stesso accordo prevede che nel nuovo contratto venga premiata la produttività ed il merito degli statali. E, in vista di tale obiettivo, le parti erano concordi nel riservare parte dei soldi per finanziare la contrattazione di secondo livello. Discorso a parte riguarda la scuola, i cui fondi stanziati non serviranno nemmeno a risarcire docenti e personale Ata della perdita del potere di acquisto subita dal 2009 ad oggi.
Molto dipenderà da ciò che verrà stabilito in merito alla direttiva del comparto scuola che, con la riforma della Pubblica amministrazione, comprende anche l'Università e la Ricerca.
Rinnovo contratto scuola 2016: quanto hanno perso docenti e Ata dal 2009 ad oggi
Tuttavia, secondo quanto riportato sul quotidiano economico, il personale scuola negli anni di blocco del contratto ha subito la perdita del 9% del potere di acquisto.
Conti alla mano, si tratta di una somma variabile da 140 a 180 euro mensili a dipendente. A questa componente negativa va, inoltre, aggiunta anche la perdita dell'utilità a partire dal 2013, necessaria per la progressione di carriera. Secondo i calcoli, tale quota ammonterebbe a circa 1.000 euro all'anno, con implicazioni negative anche sulla futura pensione e su quanto spetti di buonuscita. Il recupero di parte delle perdite, secondo quanto ipotizzato da Italia Oggi, potrebbe avvenire solo attingendo al fondo di ciascuna scuola, con accesso allo straordinario di insegnanti e Ata.