Il lavoro a chiamata viene utilizzato soprattutto nel mondo dello spettacolo, della ristorazione, dei centralini e della vigilanza ma in realtà è vincolato da alcuni limiti tra cui quello di età. Con il referendum entra in atto una modifica che si pone in modo favorevole per l'eliminazione dei voucher.
Che cos'è il lavoro a chiamata
Per contratto di lavoro intermittente si intende un rapporto professionale basato su un tacito accordo secondo cui il lavoratore offre delle prestazioni al suo datore una tantum, non continuative. Per intenderci, una settimana, un mese o addirittura alcune ore.
A vincolare questo contratto di lavoro subordinato chiamato anche "job on call" sono le esigenze del datore, a seconda di quello che gli occorre il lavoratore, che può essere assunto a tempo determinato o indeterminato, si impegna ad intervenire ma solo appunto se chiamato in causa. Pertanto il dipendente assunto con un contratto di lavoro discontinuo vedrà alternarsi momenti di operatività a momenti di assenza totale di lavoro. Infine se quando viene contattato dal datore è in malattia o non può lavorare viene subito sostituto da un altro lavoratore a chiamata, senza alcuna possibilità di rimandare l'impiego per cui era stato cercato.
Quanto viene pagata un'ora di lavoro discontinuo
Il costo di un'ora di lavoro intermittente è di circa 25 euro, una cifra superiore rispetto a quella dei voucher che invece corrisponde a 10 euro non netti.
Ma non è l'unica differenza, nella somma stabilita infatti è compreso tutto, assicurazione contro gli infortuni e contributi previdenziali se pur minimi e irrisori.
Quali sono i limiti di età del job on call
Il lavoro a chiamata può essere rivolto a chi non ha ancora raggiunto il 25esimo anno di età e a chi ha superato il 55esimo anno.
Il potenziamento in atto da parte del governo vorrebbe far saltare questi limiti ed estendere questa modalità di contratto a tutti. Se allargato a tutte le fasce d'età dei lavoratori potrebbe così subentrare definitivamente alla formula disastrosa dei voucher oggetto principale del referendum promosso dalla Cgil. La differenza è semplice: rispetto ai voucher il contratto a chiamata è pur sempre un contratto di lavoro, con un limite di 400 ore di impiego in un anno intero, una retribuzione maggiore, più garanzie e inoltre in alcuni casi, non sempre, chi supera il periodo di "job on call" ha la possibilità in un secondo momento di essere assunto definitivamente con un contratto a tempo indeterminato.