Partiamo dall’estensione del cumulo gratuito: recenti indiscrezioni di stampa parlano di un possibile intervento tecnico del Governo nel breve termine, mentre il Comitato OD Social ha in preparazione una diffida. Qual è la sua posizione al riguardo?

Continuo ad essere convinta del fatto che il cumulo gratuito dei contributi sia uno dei contenuti positivi della Legge di Bilancio e che sia doveroso riconoscere questa facoltà anche a chi utilizza “opzione donna”: a maggior ragione avendo queste persone un calcolo della pensione totalmente contributivo, e tanto più che il cumulo gratuito è stato riconosciuto anche alle casse professionali.

Ricordo che il problema esiste anche per gli esodati. Mi auguro che il Governo provveda rapidamente: in ogni caso rimane un obiettivo del gruppo Pd in Commissione Lavoro.

In merito invece alla conclusione definitiva dell’opzione donna, quali sono le prospettive per i prossimi interventi sulla disparità pensionistica dovuta alla differenza di genere?

La disparità tra uomini e donne anche di fronte al pensionamento è evidente ed è stata dimostrata e documentata con l’”Indagine Conoscitiva”, promossa e realizzata nei mesi scorsi dalla Commissione Lavoro della Camera. Nella scorsa legislatura gli interventi sulle regole pensionistiche hanno penalizzato fortemente le donne, immaginando una “parità” di requisiti che non corrisponde affatto alla reale esistenza di pari condizioni e pari opportunità tra uomini e donne.

Si è innalzata di cinque anni l’età per la pensione e non si è prevista neppure una adeguata fase transitoria. La disparità tra uomini e donne non appartiene solo al passato. Pochi dati: nel settore privato, le lavoratrici con meno di 25 anni hanno un monte retributivo medio di 21,2 mila euro, i lavoratori di pari età di 31,5; tra 26 e 30 anni, il monte contributivo medio è rispettivamente 61,3 e 84,4.

A storie lavorative diverse corrisponde una prospettiva previdenziale diversa. Sono cose note, ma averle documentate in un atto ufficiale del Parlamento ci può aiutare a costruire le modifiche legislative necessarie. Il lavoro di cura che grava ancora soprattutto sulle donne non riguarda solo le mamme, ma tutte coloro che si occupano degli anziani e delle persone non autosufficienti.

Inoltre sulla diversa natura e struttura della vita lavorativa di donne e uomini, pesano diverse componenti.

Cosa fare? Con la legge di Bilancio si è avviato un percorso per ridare flessibilità all’uscita da lavoro a pensione e per riconoscere le condizioni che “fanno la differenza” tra questo e quel lavoro, tra questa e quella situazione personale dei lavoratori, nel determinare i requisiti per accedere alla pensione: in questo ambito vanno costruire modifiche normative che consentano alle donne di anticipare il pensionamento. Combattiamo con INPS e Ragioneria Generale dello Stato sul numero di persone interessate e sui costi: ma nessuno può più negare che i problemi ci sono e vanno affrontati.

Infine, per quanto concerne la c.d. FASE II della riforma previdenziale, in un suo recente approfondimento ha sottolineato l’importanza del ritorno alla mediazione ed al confronto tra politica e sindacati. Quali sono le sue aspettative?

Sono convinta che il metodo usato nella fase in cui sono stati definiti i contenuti della Legge di Bilancio sia stato quello giusto e vada rapidamente ripreso il confronto con i sindacati per decidere ulteriori interventi, con gradualità, ma grande determinazione: quale che sia la durata della legislatura, abbiamo il dovere di andare avanti; e di farlo nel modo giusto.