Dopo il varo della nuova legge sulla tassazione dei #backpacker in australia a dicembre 2016, gli immigrati in possesso di una Working Holiday Visa sembrano cambiar rotta. Per ora, nonostante le previsioni disastrose da parte delle associazioni di ristoratori e agricoltori, l'estate australiana non ha subito gravi perdite nella manodopera d'oltreoceano. Ma i dati sembrano destinati a cambiare.
Più contributi
Allo scadere del 2016 è stata varata una legge dal governo Turnbull che prevede la tassazione del 15% su ogni dollaro guadagnato, fino ad un tetto di 37.000 AUD, dai lavoratori stranieri in possesso di un #visto per lavorare e viaggiare in Australia.
Percentuale che doveva inizialmente essere ben più alta (32.5%), ma viste le aspre critiche in particolare dal partito dei Green e da molte associazioni di settore, è stata ribassata.
I cosiddetti backpacker, o "working holiday-makers" per la giurisprudenza australiana, dall'1 gennaio 2017 non sono più considerati come residenti stranieri bensì non-residenti. In quanto tale, non solo non dovranno versare tasse più alte sin dal primo dollaro guadagnato, ma dall'1 luglio il DASP, la somma relativa ai contribuiti pensionistici che prima veniva quasi interamente restituita nel momento in cui si lasciava il paese, verrà tassata al 65%.
Meno 417 ma più 462
Per il momento non sembra verificarsi il catastrofico declino che in molti si aspettavano.
I dati relativi all'estate australiana riportano infatti una netta diminuzione dei possessori del visto 417 (Working Holiday) - 104mila, ossia 4000 in meno rispetto all'estate scorsa -, tuttavia controbilanciata dall'aumento dei visti 462 (Work and Holiday) che contano 12.500 unità (+1.500 rispetto al 2015/16).
Qual è la differenza?
Sostanzialmente il paese di provenienza. Infatti agli italiani e molti altri cittadini europei (UK, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Malta, Olanda, Norvegia, Irlanda, Cipro e Svezia), nonché a chi proviene da Canada, Hong Kong, Giappone, Corea e Taiwan, viene rilasciata la #WHV417. Per la #WHV462 possono invece applicare i cittadini di Argentina, Bangladesh, Cile, Indonesia, Malaysia, Polonia, Turchia, Thailandia, Uruguay e USA.
L'inizio della fine?
Se per il momento la nuova tassazione dei working holiday-maker sembra non aver portato ingenti conseguenze, c'è chi annuncia pericolose perdite nella manodopera forestiera impegnata soprattutto nei settori della ristorazione e dell'agricoltura.
IBISWorld ha infatti recentemente pubblicato una ricerca di mercato secondo cui il numero di stranieri che possono accedere in Australia con questa tipologia di visto diminuirà nei prossimi cinque anni e porterà all'aumento del lavoro in nero.
Nathan Cloutman, senior industry analyst della IBISWorld, sostiene infatti che già nel gennaio 2013, quando vennero aumentati i costi del visto, i viaggiatori d'oltremare furono scoraggiati nell'applicare per un visto 417 o 462.
Ora che vedranno aumentate le tasse da versare, è ipotizzabile che faranno ulteriori scelte controproduttive per l'economia australiana.
Non solo Cloutman prevede un aumento del lavoro in nero, ma anche la possibilità che i backpacker cerchino opportunità lavorative in altri paesi di madrelingua inglese, come Nuova Zelanda, Sud Africa e Canada. Ciò si è già riscontrato negli ultimi cinque anni, in cui l'Australia ha sì registrato un aumento dei viaggiatori, ma si sono fermati solo per brevi periodi per poi cercar lavoro altrove. Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti disse che era contento a non avere più certi giovani tra i piedi.
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