A distanza di poche ore nella giornata del 16 aprile, a Gracetown nella costa sud-occidentale dell’ #Australia, i surfisti Alejandro Travaglini, 37, e Jason Longgrass, 41, sono stati attaccati e feriti alle gambe da squali. Il primo si trovava a Cobblestones Beach ed è stato trasportato d’urgenza al Royal Perth Hospital; l'altro attacco è avvenuto a Lefthanders Beach e, secondo la testimonaianza di un infermiere, il ferito sarebbe riuscito a prendere l’onda fino a riva, dove alcuni amici hanno usato le corde della tavola da surf come laccio emostatico in attesa dei soccorsi.

WSL la tappa australiana del campionato

I luoghi in cui sono apparsi gli squali si trovano tuttavia a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui si teneva la 33° edizione del MargaretRiverPro, una delle undici tappe del campionato mondiale di surf (WTC) organizzato dalla World Surf League (WSL). La competizione, che si doveva svolgere dall’11 al 22 aprile, è stata interrotta “a causa delle condizioni eccezionali che ricorrono per l’evento della stagione, in particolare riguardo gli squali e la sicurezza dei nostri surfisti”, si legge sul sito dell’organizzazione.

La presenza di balene spiaggiate nell’area avrebbe infatti attratto l’attanzione degli squali e provocato in loro un atteggiamento particolarmente aggressivo.

Percio’ la WSL, seguendo il consiglio degli esperti che hanno previsto la possibilita’ di ulteriori attacchi, “ha preso la difficile decisione di cancellare l’appuntamento del Margaret River Pro”.

Australia, seconda al mondo per attacchi

L’Australia è da tempo al secondo posto sul podio mondiale per numero di attacchi di squali, assieme ad USA al primo posto e Sud Africa al terzo.

Secondo l’International Shark Attack File (ISAF) della University of Florida, nel 2017 sono stati registrati in tutto il mondo 155 attacchi ai bagnanti. Di questi, 88 sono i casi di “attacco non provocato” (dall’uomo sugli squali), di cui 53 in USA e 14 in Australia, e solamente 5 sono risultati fatali.

Dati che rientrano nella media degli ultimi cinque anni, secondo l’ISAF e la Taronga Conservation Society Australia.

Dal 1790 al 2016, in Australia ci sono stati infatti 904 casi di attacchi non provocati, di cui 259 (29%) sono risultati fatali. Western Australia (238 casi totali), Queensland (189) e New South Wales (89) sono gli stati a maggior rischio, in particolare a causa della maggiore affluenza di bagnanti e surfisti rispetto agli altri Stati.