Sulla riforma delle Pensioni si attendono le mosse del Governo Gentiloni che dovrà, a giorni (il prossimo vertice con i sindacati è in programa per il 13 marzo), emanare i provvedimenti attuativi delle misure contenute nella legge di Bilancio 2017. In ballo ci sono la pensione anticipata, con le nuove regole dell'anticipo pensionistico Ape, i benefici ai lavoratori precoci con quota 41, il cumulo dei contributi e le misure per i lavori usuranti. Ma tutti gli interventi sulle pensioni saranno un'ancora di salvataggio, non per tutti, rispetto alla riforma Fornero del 2011 che ha innalzato i requisiti di età e di contributi previsti per la pensione anticipata e per la vecchiaia.

Precoci quota 41, pensione vecchiaia e anticipata: requisiti del 2017

Quota 41 per tutti è la richiesta dei contribuenti precoci per andare in pensione, senza considerare l'età anagrafica e senza penalizzazioni. Eppure, in tanti che oggi si accingono a fare richiesta della pensione, hanno iniziato a lavorare sapendo di dover uscire da lavoro al limite a sessant'anni (le donne cinque anni prima) o, in alternativa, con 35 anni di versamenti. Il meccanismo della maturazione della pensione legata alle aspettative di vita ha fatto aumentare l'età per la pensione di vecchiaia prima a 65 anni e successivamente a 66 anni e sette mesi, in attesa dei nuovi aggiornamenti del requisiti anagrafici. La pensione anticipata, invece, si consegue con quasi 43 anni di contributi e, anche per i precoci che riescano ad uscire con la quota 41, il risparmio di lavoro si tradurrebbe al massimo in 22 mesi.

Le giovani generazioni, invece, saranno costrette a lavorare fino ai 70-75 anni per via dei requisiti del sistema contributivo. E, nonostante l'Istat abbia certificato che per la prima volta l'età media di uomini e donne è in diminuzione, il meccanismo anagrafico della pensione non inverte la propria tendenza.

Pensioni anticipate e precoci 2017: non solo quota 41 per tutti

Di fronte a questa situazione delle pensioni dei contribuenti italiani, un lettore de Il Giornale ha scritto una lettera provocatoria al direttore del quotidiano per chiedere indietro i soldi dei tanti versamenti contributivi fatti nel corso della vita lavorativa.

Soprattutto alla luce della nuova idea di incrementare la tassazione via via con il crescere dell'età, spiegata da Nannicini al quotidiano Il Messaggero. In realtà, di soldi indietro si era parlato un mese fa quando il M5S depositò una proposta di legge sulla possibilità di rimborsare i lavoratori per i contributi versati, nel caso in cui questi non fossero sufficienti a garantire la pensione. Lavoratori precoci vicini alla quota 41 e contribuenti che sono più prossimi alla pensione sono in attesa novità che vadano maggiormente incontro alle proprie situazioni lavorative e contributive. Ma dai decreti attuativi del 2017 si potranno ottenere solo aggiustamenti che non riformeranno, di fatto, il modo di andare in pensione.