Inutile girarci attorno perché l'argomento sempre più al centro delle attenzioni, diventato più che mai di attualità e che suscita le maggiori polemiche, è quello della riforma Pensioni 2017 e in particolar modo dell'uscita anticipata attraverso i due nuovi interventi dell'Ape social e della Quota 41 per i lavoratori precoci. Ultimo a parlarne è stato Cesare Damiano che, attraverso una nota, ha rilasciato delle dichiarazioni importanti sull'argomento. Andiamo a vedere quello che il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ha detto in occasione delle firme dei decreti per la pensione anticipata.

Cesare Damiano esulta per la riforma delle pensioni

Cesare Damiano ha esordito dichiarandosi contento per aver raggiunto il traguardo importante delle firme dei due decreti per l'uscita anticipata con Ape Social e Quota 41 da parte del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Grazie alle firme e dopo l'eliminazione delle penalizzazioni inflitte dalla Legge Fornero, migliaia di lavoratori potranno accedere alla pensione già dai 63 anni. Ma attraverso il suo messaggio ha colto l'occasione per ribadire quali sono le necessità che i cittadini hanno più a cuore e che è giusto attuare: in primis quella di rendere tali strumentazioni strutturali e superare quindi la formula sperimentale in vigore al momento fino al 2018 per l'uscita anticipata tramite Ape e Q41.

Damiano: ecco i provvedimenti da prendere adesso

Cesare Damiano ha poi spiegato che altre misure, contenute nel verbale stipulato tra i sindacati e il Governo, devono essere ancora attuate. Ecco perché si richiede un intervento tempestivo anche per questi provvedimenti. L'introduzione di una flessibilità nel sistema pensionistico, così come è stato fatto con l'Ape, farebbe da apripista al ricambio occupazionale di cui il mercato del lavoro in Italia ha tanto bisogno e andrebbe a vantaggio delle giovani generazioni.

Anche perché ha concluso dicendo che lo slogan che Damiano segue è "ai giovani il lavoro, agli anziani la pensione".

Proprio a riguardo della questione legata ai giovani e alla pensione, ha spiegato che c'è un meccanismo assurdo e infernale per quanto riguarda gli assegni calcolati attraverso il metodo contributivo che va a penalizzare proprio i giovani.

In questo caso Damiano si riferisce in particolare ai lavoratori iscritti al sistema pensionistico obbligatorio dal 1996: la Legge Fornero ha penalizzato e non poco tali lavoratori perché prevede la possibilità di pensionamento all'età di vecchiaia soltanto se il proprio assegno è superiore ad una determinata soglia.

Cesare Damiano ha affermato che la prima uscita sarebbe a 63 anni con almeno venti anni di contribuzione ma che per poter accedere a questa formula, il lavoratore dovrebbe avere un assegno pensionistico pari a 2,8 volte quello sociale. Circa 1300 euro lordi, una cifra che al momento rappresenta un vero e proprio obiettivo impensabile per molti giovani che entrano nel mondo lavorativo tardi e restano per periodi prolungati sottopagati e precari.

In sostanza, ha dichiarato Damiano, si tratta di lavoratori poveri che saranno anche dei pensionati poveri. Anche per quanto riguarda la seconda possibilità di uscita (circa a 68 anni) è previsto un assegno pari a 1,5 volte quello sociale. Dei limiti troppo alti ed è proprio per questo motivo che, all'interno del saggio preparato insieme all'onorevole Gnecchi, avrebbe proposto di abbassare a 1,5 volte la prima soglia e di cancellare invece la seconda.

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