Il regime sperimentale dell'opzione donna prevede la possibilità di accedere alla pensione anticipata al raggiungimento dei 57 anni di età (un anno in più se si risulta lavoratrici autonome) e 35 anni di versamenti presso l'Inps. L'opzione prevede però l'accettazione di un ricalcolo interamente contributivo del futuro assegno, che in alcuni casi può arrivare a concretizzare tagli fino al 30% rispetto al sistema misto. La misura è stata introdotta con la Legge Maroni ed ha avuto un grande ritorno d'interesse dopo l'inasprimento dei parametri ordinari di accesso all'Inps, introdotto tramite la Manovra Fornero.
Opzione donna: l'attività di monitoraggio fissata al 30 settembre per ogni anno
La legge prevede che ogni anno il Ministero del lavoro, assieme a quello delle finanze, trasmetta alle Camere un dossier contenente i dati sulle adesioni. La scadenza ultima per la diffusione di tale documentazione è fissata al 30 settembre. L'opzione donna è esercitabile da tutte le iscritte all'AGO, ma non da coloro che risultano aderenti alla Gestione Separata dell'Inps. In caso di accettazione della domanda, la pensione decorre dopo 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e dopo 18 mesi per chi ha svolto attività autonoma. La misura è percorribile da tutte coloro che raggiungono il requisito anagrafico entro il 31 luglio 2016 (quello contributivo rimane al 31 dicembre 2015), mentre la domanda può essere inoltrata anche successivamente, per via del principio della cristallizzazione nella maturazione del diritto.