Il 4 luglio, nonostante molti considerino l’incontro avvenuto tra Governo e parti sociali, come interlocutorio, qualcosa di buono sembra essere fuoriuscito. In effetti, l’incontro di ieri, faceva parte di quella corsa a tappe che dovrebbe portare la riforma previdenziale a completarsi, o quasi, con la prossima Legge di Bilancio. Sarà la solita manovra finanziaria di fine anno, il contenitore dentro il quale entrerebbero le nuove misure previdenziali che ieri sono state al centro del tavolo di discussione. Un nuovo pacchetto previdenziale quindi è ipotizzabile in manovra e come sempre, sarà ricco di difficoltà, a partire dai fondi da stanziare che devono coprire l’evidente carenza di fondi a disposizione per Ape e Quota 41 già in vigore.
Altro argomento spinoso sarà la correlazione tra requisiti pensionistici ed aspettativa di vita, con il serio rischio che dal 2019, l’età pensionabile oppure i contributi necessari, subiscano una impennata.
Un occhio ai giovani
Un articolo del quotidiano economico finanziario “Il Sole24Ore” uscito oggi 5 luglio, spiega i punti salienti dell’ultimo incontro tra Governo e parti sociali. Argomento principale, e non poteva essere diversamente, la fase 2 di riforma. Si lavora sempre per inserire una pensione di garanzia per le generazioni future. Si tratta di una pensione minima da assegnare ai futuri pensionati, che difficilmente, viste le condizioni lavorative di oggi, tra precariato e disoccupazione, riusciranno a raggiungere montanti contributivi tali da fargli percepire pensioni degne.
Sempre nell’ottica di rendere meno poveri i futuri pensionati, si cercano soluzioni come la detassazione o gli incentivi per la previdenza complementare. Dal punto di vista della contribuzione figurativa, l’obbiettivo è di trovare una soluzione che permetta a soggetti che sono alle prese con la cura dei familiari disabili, di far valere in sede di domanda di pensione, anche questi periodi come contribuzione.
Saranno questi i temi che entreranno nella riforma o nella fase 2 per i prossimi incontri, senza tralasciare altri interventi relativi, per esempio, al riscatto dei periodi di laurea, che oggi sono onerosi e che si vorrebbe far diventare gratuiti.
Pensione a 67 anni nel 2019?
Un argomento che è sotto la lente di ingrandimento dei sindacati è il nodo aspettativa di vita.
Sempre da Il Sole24Ore, si legge che i sindacati, insieme a gruppi di lavoratori, avrebbe previsto una nuova iniziativa volta a scongiurare il pericolo. La data di questa azione promossa dalle parti sociali è il 13 luglio prossimo. L’aspettativa di vita quindi, quando si interfaccia con le pensioni, assume le sembianze del mostro da combattere. Nel 2019, stando alle attuali norme ed ai dati previsionali dell’Istat, l’età utile per la pensione di vecchiaia che oggi è fissata a 66 anni e 7 mesi, balzerà a 67 anni, cioè con uno scatto di ben 5 mesi. Lo stesso vale per la pensione anticipata (la ex pensione di anzianità) che oggi si centra a 42 anni e 10 mesi e che balzerà di colpo a 43 anni e 3 mesi.
Naturalmente per le donne, se oggi la pensione anticipata si centra un anno prima dei colleghi maschi, cioè a 41 anni e 10 mesi, dal 2019 si centrerà a 42 anni e 3 mesi. Senza contare che i sindacati chiedono correttivi più profondi agli attuali e già aspri requisiti di accesso. Secondo le parti sociali infatti, sarebbe opportuno differenziare i requisiti necessari per le pensioni, anche quelli anagrafici per la vecchiaia, in base alla tipologia di attività lavorativa svolta, per permettere davvero a chi svolge attività logoranti, di lasciare il lavoro prima rispetto a chi svolge lavori più “leggeri”. La partita quindi è appena iniziata e presto si tornerà a trattare partendo da queste posizioni che oggi appaiono quantomeno distanti, se non proprio contrarie.