Dal 2019 si andrà in pensione a 67 anni. A rilanciare lo scenario sempre più probabile è il presidente dell'Istat Giorgio Alleva, che ha parlato in audizione alla Commissione Affari Costituzionali alla Camera dei Deputati. L'unico modo per impedire l'ulteriore scatto in avanti dell'età pensionabile è quello di mettere mano alla riforma Pensioni della Fornero, come auspicato tra l'altro dall'onorevole Walter Rizzetto. Al momento, sul tema previdenziale, occorre ricordare che in settimana si è avuto il primo incontro interlocutorio tra Governo e Sindacati presso il Ministero del Lavoro.

Al confronto, anche se da esterni, non sono voluti mancare i lavoratori precoci, per chiedere con forza quota 41, sebbene il loro tema non sia centrale nella discussione intrapresa. Intanto quest'oggi Cesare Damiano e Giuliano Poletti saranno insieme presso a Montecitorio, dove l'onorevole Gnecchi presenterà gli atti di un'importante indagine conoscitiva sulle disparità previdenziali tra uomini e donne. A questo proposito, non va dimenticato il tema riguardante Opzione Donna, con la petizione per la proroga al 2018 che ha raggiunto quasi il numero delle 20.000 sottoscrizioni.

Legge Fornero e Salva Italia, due punti importanti della partita

I prossimi mesi saranno cruciali per decidere la partita previdenziale.

Da un lato si attende che entri nel vivo la fase 2 della riforma delle pensioni, che dovrebbe contribuire a modificare ulteriormente il testo della legge Fornero dopo l'introduzione dell'Ape social e della quota 41 limitata alle categorie che possono accedere all'anticipo pensionistico agevolato, due misure che di fatto hanno reintrodotto nel sistema pensionistico italiano la pensione anticipata.

Il prossimo incontro riguardante la c.d. fase 2 si terrà nella giornata di martedì della prossima settimana, in data 11 luglio. Anche stavolta, i lavoratori precoci faranno sentire la loro presenza, partecipando numerosi di fronte alla sede del Ministero del Lavoro. La convinzione, da parte di esponenti di determinate forze politiche, è che per cambiare lo stato attuale delle cose serva una profonda revisione della riforma Fornero.

A riguardo, non va dimenticato che nei giorni scorsi è iniziata una raccolta firme da parte di alcune sigle sindacali che chiedono l'abrogazione della legge. Una medesima iniziativa era stata svolta tempo addietro da Matteo Salvini, anche se allora arrivò lo stop della Consulta. Tornando alle dichiarazioni di ieri di Alleva, numero uno dell'Istat, stante così le cose a partire dal 2019 vi sarà un nuovo adeguamento all'aspettativa di vita dell'età pensionabile. Ciò significa che si potrà andare in pensione a partire da 67 anni, con i lavoratori che saranno dunque costretti a lavorare 5 mesi in più di quanto già non facciano attualmente. Se l'aspettativa di vita continuerà ad essere legata all'età di raggiungimento della pensione di vecchiaia, tra una decina d'anni (2031 ndr) si potrà andare in pensione a 68 anni e 1 mese, fino ad arrivare a 69 anni e 9 mesi vent'anni dopo (2051).

Tale meccanismo potrebbe essere rivisto o cancellato soltanto attraverso una modifica al decreto Salva Italia del 2011.

Disparità assegni pensionistici uomini e donne

Nel primo pomeriggio di oggi, alle ore 14, nella Sala del Mappamondo, presso Montecitorio, l'onorevole Maria Luisa Gnecchi illustrerà ai presenti i dati dell'indagine conoscitiva sulla disparità degli assegni previdenziali percepiti da uomini e donne. Per questo importante appuntamento è prevista la presenza sia di Cesare Damiano, in qualità di presidente della Commissione Lavoro, sia di Giuliano Poletti, attuale ministro del Lavoro. Non sono da escludere eventuali dichiarazioni sulle pensioni da parte dei due esponenti politici del Partito democratico.