I lavori sulla prossima Legge di Bilancio che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2018 stanno per entrare nel vivo e l’argomento previdenziale è senza ombra di dubbio tra quelli più attesi. Ormai è chiaro, più che riformare, si cerca di correggere un sistema che è troppo vessato da una Legge Fornero che ha allontanato troppo le Pensioni per molti italiani. Numerose novità potrebbero entrare in scena nella Legge di Stabilità, come confermato dall’ultimo incontro tra Governo e parti sociali, ma ce ne sono alcune che, anche se difficili da mettere in atto, potrebbero giovare davvero ai futuri pensionati.

Come riporta il quotidiano “Il Giornale” del giorno 8 settembre, il Governo nel summit ha presentato un piano ai sindacati circa le misure che intenderebbe adottare. Ecco le novità più importanti, cosa potrebbe succedere ed il punto della situazione della previdenza italiana.

Donne

L’Ape Social è attivo e sembra abbia avuto un successo superiore alle aspettative che ne hanno accompagnato il varo. In pratica, le domande pervenute all’Inps per l’Anticipo Pensionistico per soggetti disagiati come lavoro (disoccupati e soggetti alle prese con lavori gravosi) e come salute (invalidi o caregivers), sono state superiori a quelle che erano state previste e per le quali erano stati stanziati i fondi. Talmente tante che per qualcuno, la pensione con l’Ape sociale potrebbe slittare all’anno nuovo nonostante si siano centrati i requisiti per l’accesso già adesso.

L’effetto retroattivo della misura, cioè dal 1° maggio 2017, dovrebbe salvare il diritto anche a quelli ai quali l’Anticipo sarà posticipato, ma il dato importante è l’appeal della misura. I dati però sono stati chiari anche per un altro aspetto, cioè quello che mette in risalto il fatto che siano state relativamente poche le donne ad aver richiesto la misura.

Il deterrente sembra sia stato l’alto numero di contributi richiesto per la misura, cioè i 30 anni necessari come disoccupati e invalidi o i 36 come lavoratori gravosi.

Troppi per le donne che spesso sono costrette a sacrificare lavoro e carriera alle esigenze di cura della famiglia. Ecco che a detonare questo evidente problema, il Governo pensa di correggere la misura con sconti per il gentil sesso.

Un mini sconto di massimo 2 anni o meglio, di 6 mesi per ogni figlio avuto. Uno sconto inferiore alle attese che permetterebbe solo a chi ha avuto 4 figli di ottenere i 2 anni di ulteriore anticipo. Secondo le stime dell’Esecutivo, altre 4mila donne potrebbero accedere alla misura grazie a questo correttivo.

Minime e quota 100

Si resta sempre nel campo delle ipotesi, perché prima della Legge di Bilancio, per il 27 settembre è prevista la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF). Inoltre la manovra finanziaria sicuramente non accontenterà tutti, visti i tanti problemi della nazione e visto l’orientamento del Governo che mette in prima fila il capitolo occupazionale e le politiche di lavoro per i giovani.

Tra l’altro, proprio sul DEF c’è il dubbio che la nota potrebbe essere respinta dal Parlamento che sarà chiamato in contemporanea ad esprimere parere sul combattuto provvedimento dello ius soli e che mette a rischio tutto il resto.

Restano però i buoni propositi dell’Esecutivo, come conferma anche l’impegno preso dal Ministro del Lavoro Poletti circa le pensioni in essere che dovrebbero essere ritoccate al rialzo. Si tratta del ritorno agli aumenti totali per l’inflazione, come prevedeva il Governo Prodi. I sindacati nell’incontro sono tornati a proporre la revisione del meccanismo dell’aspettativa, ma su questo argomento la porta del Governo resta chiusa, bloccata dalla ragioneria di Stato e dall’Inps che considerano necessario questo meccanismo per la stabilità del sistema.

Quindi, difficilmente si riuscirà ad evitare che dal 2019 la pensione salga a 67 anni. diverso il discorso per quota 100, argomento che il Presidente della Commissione Lavoro Damiano, continua a sponsorizzare. Evidente che l’unica via per concedere un po’ di flessibilità al sistema sia questa fatidica quota 100, che permetterebbe ai lavoratori di lasciare il lavoro quando la somma di età anagrafica e contributi versati diano 100. Il tutto a partire da 62 anni, se non proprio da 57 come prevede la quota 100 di Matteo Salvini e della sua Lega. Il consenso su questa misura è bipartisan e molto vasto ed uno spiraglio, seppur minimo, esiste e potrebbe trovare sbocco proprio nella prossima manovra.