Il mondo della Scuola è in continuo fermento e, ad oggi, sono sempre di più i precari in attesa di stabilizzazione. La normativa è sempre in evoluzione e le notizie e gli aggiornamenti relativi a questo settore continuano a tenere sulle spine tutti gli insegnanti italiani, stanchi ormai dei continui provvedimenti legislativi che non fanno altro che alimentare la confusione e le incertezze rimescolando le carte in tavola.
Le ultime novità riguardano in particolare i docenti di religione (o aspiranti tali) che, dal 31 agosto 2019 avranno accumulato tre anni di servizio su posto vacante.
Per questi ultimi, infatti, un concorso dovrebbe essere indetto in tempi brevi, proprio al fine di evitare che l'applicazione dell'articolo 131 della Legge La Buona Scuola produca i suoi effetti, impedendo in questo modo agli insegnanti (con i requisiti sopra specificati) il proseguimento nelle supplenze.
La posizione della CEI e dei sindacati
Ad essere favorevole all'indizione del concorso pubblico nei modi e nei tempi indicati è anche la CEI (Confederazione Episcopale Italiana), pronta ad avviare la procedura per il reclutamento di nuovo personale docente. In accordo con la Legge n. 186 del 2003, i posti da bandire a concorso saranno pari al 70% di quelli vacanti (ovvero circa 4.600 assunzioni).
Come emerso infine dall'incontro con il Miur, il concorso seguirà le regole precendenti la Legge 107/2015 e il Decreto Legge 59/2017 (conosciuto anche come "nuovo reclutamento insegnanti per la scuola secondaria").
Della posizione dei sindacati (o di loro eventuali proposte) si verrà a conoscenza ufficialmente dopo l'incontro di questo mese, durante il quale le associazioni avranno modo di analizzare per bene la procedura e, di conseguenza, presentare le proprie richieste (ovvero modifiche ed accorgimenti volti a tutelare la categoria dei lavoratori da essi rappresentata).
E' un parere generalmente accettato e diffuso infine quello secondo cui, sull'indizione del concorso, non dovrebbe arrivare nemmeno il dissenso del Ministero dell'Economia e delle Finanze, poichè la procedura, così come esposta, andrebbe di fatto ad immettere a ruolo quei docenti ai quali viene comunque già affidato un incarico annuale (niente cambia dunque per le casse dello Stato).
Nessuna spesa in più o impossibilità di inserimento, i posti ci sono e le risorse sono già stanziate, quello che invece bisogna capire e come salvaguardare gli insegnanti presenti in graduatoria dal precedente concorso (per i quali il Miur ha escluso riserve o eventuali scorrimenti).