Sale di cinque mensilità l'aspettativa di vita. Una rilevazione che era attesa da tempo e che entra nell'attuale dibattito previdenziale confermando le proiezioni più fosche. Diventa infatti sempre più concreta l'ipotesi di un allungamento sull'età di uscita dal lavoro con l'assegno di vecchiaia, che a partire dal 2019 (per effetto del parametro) potrebbe portarsi a 67 anni di età. Ma anche per la pensione anticipata la situazione non sembra andare meglio, visto che l'adeguamento andrà a toccare in senso generalizzato tutti i parametri di quiescenza, salvo pochissime eccezioni.

Il parametro stimato dall'ISTAT per il triennio 2014 - 2016

Stante la situazione, il dato elaborato dall'ISTAT prevede che la speranza di vita all'età di 65 anni risulti nel 2016 di 20,7 anni. Sulla base di questo dato il sistema contributivo puro prevede di trasformare il montante dei contributi versati dal lavoratore in una rendita vitalizia. Secondo la normativa attuale, a seguito della comunicazione della variazione dovrà seguire in automatico un decreto direttoriale, che andrà ad aggiornare i criteri di funzionamento del sistema previdenziale. Nella pratica, gli effetti saranno due: il primo riguarderà l'età di pensionamento ed il secondo l'entità degli assegni.

Come impatta l'AdV sulle future pensioni

Partiamo dal primo caso. Come abbiamo appena accennato, se non vi saranno interventi da parte del legislatore l'età di uscita dal lavoro a partire dal primo gennaio 2019 salirà di cinque mesi. Ma sono in molti a vedere come eccessivamente penalizzante un'applicazione generalizzata dei nuovi criteri.

I sindacati chiedono da tempo di congelare la questione per distinguere tra le diverse categorie di lavoratori, visto che la speranza di vita non può essere uguale per tutti. Mentre sul dato finale pesava anche l'idea di poter vedere un incremento più calmierato, attorno alle 3 o 4 mensilità massime.

Anche la pensione anticipata si allontana

Se il parametro anagrafico di rifermento per la pensione di vecchiaia sembra destinato a diventare 67 anni di età, anche i lavoratori che pensano di poter aderire alla pensione anticipata dovranno mettere mano alla calcolatrice. A partire dal 2019 serviranno infatti almeno 43 anni di lavoro e 3 mesi (un anno in meno per le donne), al fine ottenere la quiescenza indipendentemente dall'età raggiunta e senza ulteriori penalizzazioni. Ad oggi bastano invece 42 anni e 10 mesi (ed anche in questo caso un anno in meno per le donne).

Il focus sui dati forniti dai ricercatori

Entrando nel merito delle evidenze fornite dall'Istat, si scopre che le donne hanno un'aspettativa di vita superiore di 4,5 anni in più rispetto agli uomini.

Le prime vivono infatti fino agli 85 anni, contro gli 80,6 dei secondi. Nel corso del 2016 il numero dei decessi ha avuto invece un calo del 5% rispetto all'anno precedente, ma sono stati comunque più di 615mila a livello complessivo. All'atto pratico, nel 2016 in Italia sono decedute poco più di 10 persone ogni 1000 residenti. Un dato che nel 2015 si avvicinava invece alle 11 persone su 1000. Infine, dal punto di vista della diversificazione territoriale, le statistiche elaborate dall'Istat mostrano un dato pressoché omogeneo, seppure la riduzione di mortalità risulti leggermente più accentuata nel Sud Italia e nelle regioni del Nord Ovest.

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