Le ultimissime novità sulla riforma pensioni 2017 e sulle speranze disattese dei lavoratori precoci giungono da un post a corredo di un articolo pubblicato sul suo profilo personale dal precoce Mauro D'Achille, il lavoratore analizza l'ormai quasi certo aumento dell'età pensionabile dal 2019, a partire dal confermato aumento da parte dell' Istat dell'adv. La notizia, precisa il lavoratore, va ad aggiungersi alla diminuzione del coefficiente di moltiplicazione da considerare sul montante contributivo. Al danno, insomma conclude il post d'Achille, si aggiunge la beffa di un assegno pensionistico più basso.

Pensioni 2017, dal 2019 si andrà dopo e con un assegno più magro

Riportiamo le parole del lavoratore precoce che ben sintetizzano il disappunto di quanti ambivano nella LdB 2018 almeno allo stop del meccanismo che associa l'adeguamento automatico dell'aumento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita. I sindacati e l'onorevole Damiano a lungo avevano puntato almeno allo stop dell'adv per il 2019. Ma al momento pare che non si riuscirà a portare a casa nemmeno questo risultato parziale. "A quanto pare è fatta", dice d'Achille " l'aspettativa di vita certificata dall'Istat sembra sia aumentata , magicamente, proprio dei cinque mesi previsti dalla Prof. Fornero. Quindi, seppur dovrebbe essere una buona notizia per i più, tale non sarà per chi maturerà il diritto alla pensione nel 2019/2020, infatti non saranno più sufficienti i 42+10 mesi ma occorreranno cinque mesi in più di faticoso lavoro.

Non meno importante il fatto che, come previsto, si aggiungerà la diminuzione del coefficiente di moltiplicazione da considerare sul montante contributivo. In tal modo ad un aumento dei mesi lavorati e dei contributi versati, corrisponderà di pari passo una diminuzione dell'assegno pensionistico.

Non solo il danno, aggiungiamo anche la beffa!"

Pensioni anticipate 2017 in Ldb 2018: il dado è tratto

Non solo pare che la previdenza, stando alle parole di Poletti, non sia tra le priorità della legge di bilancio 2018, perché già molto è stato concesso, il riferimento è alle misure di uscita anticipata ape sociale e alla Quota 41, nel 2017, ma nemmeno verrà preso in considerazione l'appello dei sindacati di stoppare l'aspettativa di vita per l 2019.

La regola che sta alla base della legge prevede che l'uscita dal mondo del lavoro vada di pari passo con l'allungamento dell'adv. L'aggiornamento è avvenuto praticamente in automatico ogni tre anni fino ad oggi e dal 2019 ogni due. Il meccanismo ha all'interno un paradosso che porta in parte la legge a, detta di più politici e degli stessi sindacalisti, ad essere fallace, in quanto si può adeguare solo al rialzo e non viceversa, Dunque se cala la speranza di vita l'età per la pensione di vecchiaia non scende, in quel caso l'età resta congelata. Il meccanismo di aggiustamento si basa sui dati che fornisce l'Istat ed il tutto passa attraverso un decreto ministeriale che tiene conto dei mesi guadagnati.

Se nulla cambierà, pare che anche per il 2019, si andrà verso l'aumento dei 5 mesi, i lavoratori andranno dunque in pensione a 67 anni.

Pensioni precoci e non solo: stop adv almeno per alcune categorie?

Cgil, Cisl e Uil, all'interno di una nota unitaria, hanno domandato lo stop dell'adeguamento dell'adv per il 2019 con la speranza che si tenga almeno conto delle diversità nelle speranze di vita e nella gravosità dei lavori. D'Achille aggiunge su questo punto, confrontandosi con i suoi colleghi nei commenti sotto al post, "Premettendo che aumentare l'aspettativa di vita è una decisione sicuramente sbagliata, se proprio sarà questa la decisione del ministro del lavoro allora che quanto meno si lavori per una differenziazione con relativi bonus per le categorie di lavoratori maggiormente esposti ai rischi ed agli eventi morbosi per la precipuità della loro occupazione".

Ci sentiamo di terminare l'articolo riportando una frase del lavoratore che ben si sposa e esplicita la delusione di quanti ambivano ad un segnale da parte del Governo nei confronti dei lavoratori: "È scandaloso che esigenze di risparmio possano prevaricare le scelte sociali, è la sconfitta della politica rispetto alla ragioneria!"

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