Si continua a dibattere sulle Pensioni anticipate e sugli adeguamenti di uscita per l'età necessaria a partire dal 2019, in aumento di cinque mesi. Fermo restando che il Governo dovrebbe approvare il provvedimento di aumento dei requisiti di uscita per la pensione di vecchiaia a 64 anni e, conseguentemente, anche per le pensioni anticipate sul medesimo trend, una delle soluzioni individuate per ovviare al ritardo della pensione consiste nel ricorso all'anticipo Ape social. Ricorso che, in ogni modo, non risolverà il problema dato che, secondo i calcoli del Governo, pur ampliando l'accesso alla pensione anticipata a quota 63 ed a costo zero, potrebbe portare dei benefici a non più di ventimila contribuenti rispetto a chi abbia presentato domanda nel 2017 ed a chi la presenterà nel 2018.
Pensione anticipata 2017 e pensioni vecchiaia: ultime novità aumento età uscita 2019
Dunque si tratterebbe di una limitata quota di contribuenti prossimi alla pensione rispetto all'intera platea dei lavoratori che cercano di uscire da lavoro con la pensione anticipata o di vecchiaia. Nonostante, secondo le ultime indiscrezioni, dal 2019 l'anticipo pensionistico Ape social potrebbe aprire le porte a quattro ulteriori categorie di contribuenti che svolgano lavori gravosi (ai marittimi, siderurgici ed operatori agricoli si è proposto di aggiungere gli addetti alla pesca). I quattro nuovi lavori gravosi, pertanto, si aggiungerebbero alle 11 professioni già interessate dalla sperimentazione 2017 e 2018.
Tuttavia, l'apertura di altre categorie di lavori gravosi, oltre alle proposte di abbassamento dei contributi per le donne che abbiano avuto figli ed all'eventuale uscita anticipata dei contribuenti con contratti a termine negli ultimi tre anni di lavoro, non convince i sindacati. L'unica alternativa all'Ape social sono i due classici meccanismi di uscita, ovvero la pensione anticipata e quella di vecchiaia, ma con cinque mesi in più dal 1° gennaio 2019.
Pensione precoci quota 41 e Ape social 2017: alternativa pensioni anticipate a quota 63
Pertanto i rischi di un ricorso alla sola Ape social per arginare gli aumenti dell'età per le pensioni anticipate e per la pensione di vecchiaia sono stati sottolineati nel corso di un tavolo tenutosi a Bari tra i tre maggiori sindacati. Infatti, stando ai numeri della sperimentazione del 2017, il 71,9 per cento dei contribuenti che hanno presentato domanda di uscita con Ape social nella provincia pugliese (ed in quella della Bat, Barletta, Andria e Trani) ha visto respingersi l'istanza.
La percentuale aumenta addirittura all'89,3 per cento per chi abbia presentato domanda di uscita con la quota 41 dei precoci. Come dire, 9 domande dei precoci su 10 sono state bocciate. Di fronte a questa situazione, i sindacati parlano di beffa dell'anticipo pensionistico, troppo aleatorio, alle condizioni attuali, per costituire un'alternativa all'adeguamento dell'età delle pensioni. Infatti, sottolinea la Cisl, se il livello delle domande respinte dovesse rimanere quello registrato nel 2017 e si dovesse procedere con l'innalzamento dell'età delle pensioni a 67 anni, i contribuenti subirebbero una vera e propria beffa. Non solo, infatti, non potrebbero uscire fino a 3 anni e sette mesi prima, ma sarebbero costretti ad andare in pensione ben quattro anni dopo.