Il 2018 è oramai veramente alle porte ma la riforma Pensioni è destinato ad essere uno degli argomenti più chiacchierati e discussi anche con l'arrivo del nuovo anno. Dopo le recenti dichiarazioni di Cesare Damiano e della CGIL sull'APe sociale, che esprimono tutta l'insoddisfazione a riguardo, andiamo a vedere quelle che saranno tutte le novità per il nuovo anno. Infatti, come ben noto ormai a tutti, l'innalzamento dell'età pensionistica di cinque mesi avverrà dal 2019, ma questo non esclude il fatto che in alcuni casi, per accedere al pensionamento nel 2018, sarà necessario attendere qualche mese in più.

Riforma pensioni: le novità del 2018

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore infatti, nel 2018 ci sarà la parificazione del requisito anagrafico per accedere alle pensioni di vecchiaia. Di conseguenza, sia gli uomini che le donne dovranno avere 66 anni e sette mesi per poter fare richiesta. Le lavoratrici, quindi, dovranno attendere qualche mese in più, visto che nel 2017 sono sufficienti 66 anni e un mese per le autonome e addirittura 65 e sette mesi per quelle del settore privato. Per accedere agli assegni sociali, inoltre, bisognerà avere un anno di età in più: dai 65 anni e sette mesi del 2017 si passerà quindi ai 66 anni e sette mesi. Per quanto concerne le altre forme di pensionamento non cambieranno i requisiti.

Le norme appena descritte sono valide per coloro i quali sono iscritti all'Inps, mentre per i professionisti che pagano i contributi alle Casse di previdenza possono essere riconosciuti dei requisiti diversi. Nel 2018 però, per questi potrebbe diventare concreto il cumulo dei contributi che gli consentirà di raggiungere i requisiti per la pensione più facilmente andando a sommare gli eventuali contributi versati nelle gestioni diverse.

Gli interessati a tale strumento sembrano essere più di 400.000.

Un'altra novità in tema riforma pensioni è quella dell'aumento degli assegni pensionistici per chi è già in pensione. L'aumento sarà di poco ovviamente, ma ci sarà, e questo grazie all'inflazione del 2017 che risulta essere a +1,1% che consentirà di ottenere degli assegni leggermente superiori nel 2018.

Il trattamento minimo per le pensioni, ad esempio, sarà di 507,41 euro invece che di 501,89. Tuttavia, questo cambiamento sarà valido soltanto per gli assegni previdenziali superiori a tre volte il minimo, perché per tutti gli altri l'inflazione si abbassa e quindi il ritocco sarà inferiore. Purtroppo però i lavoratori già in pensione dovranno anche restituire una parte di quello che hanno incassato nel 2015 in più, perché l'inflazione del 2014 risultava essere dello 0,2%, mentre è stata riconosciuta una percentuale dello 0,3%.

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