"A seguito di quanto al manifestino pubblicato ieri, un certo numero di amiche, interessate alla misura ma che non hanno maturato i requisiti di accesso richiesti nei tempi utili, hanno fatto privatamente una proposta al CODS, ovvero hanno chiesto al nostro Comitato di portare avanti la questione della Proroga dell’Opzione Donna partendo da un presupposto differente da quelli fino ad ora praticati e cioè di provare a chiedere al legislatore di porre un limite al tempo di accesso all’istituto". Lo afferma la fondatrice del CODS Orietta Armiliato, spiegando che il nuovo approccio prevederebbe di "imporre una scadenza entro la quale optare, superando il concetto di cristallizzazione del diritto o diritto acquisito che dir si voglia".

L'opinione di Armiliato sulla nuova proposta emersa dal CODS

Cercando di analizzare la proposta, l'amministratrice del gruppo ha spiegato "quello che è il mio punto di vista in merito alla questione sottopostami. Imporre una scadenza, sarebbe già di per se questione complessa, in ogni caso potrebbe funzionare così: chi ha maturato i requisiti richiesti dalla L. 243 potrà esercitare il diritto entro 24/36 mesi (al momento dunque la scadenza si configurerebbe al 31/07/2018-2019). Successivamente entrerebbe in gioco la platea di coloro che maturano i requisiti a partire dal 31/07/2016, che però non potrebbero accedere prima del 31/07/2018-2019 e avanti così, dopodiché si configurerebbe la seguente criticità: se lo stanziamento, dopo il primo utilizzo, risultasse insufficiente a garantire l’accesso del secondo contingente e/o del secondo sul terzo etc?

Si dovrebbe ricorrere ad un nuovo stanziamento (e sicuramente quanto meno della stessa entità del primo. Quindi direi che questo limite la pone già come improponibile" evidenzia Armiliato. "Anche perché altrimenti, dato che la questione di una mancata proroga è anche (meglio dire soprattutto...) di carattere economico e dunque si ritornerebbe d’accapo".

Le ipotesi sulla base di quanto impone attualmente la giurisprudenza

Stante la situazione, la fondatrice del CODS si chiede quindi "come coniugare questa proposta con quanto la giurisprudenza impone, "partendo da cosa significhi diritto soggettivo (o cristallizzazione). La dottrina italiana ha elaborato nel tempo varie concezioni del diritto soggettivo: “secondo la dottrina tradizionale per diritto soggettivo bisogna intendere quel potere, attribuito alla volontà di un soggetto, di poter realizzare un proprio interesse [...]” (Fonte Wikipedia).

Quindi, impossibile scardinare questo genere di dettato, poiché comprometterebbe tutto l’impianto normativo sulla materia, venendo meno appunto uno stato di diritto”.

Le difficoltà nell'attuare la proposta

"A questo punto, diventa davvero complicato (leggasi impossibile) attuare la proposta, tant’è che ho notizia che la cosa era stata anche presa in considerazione dal Gruppo PD in Commissione Lavoro (on. Anna Giacobbe on Patrizia Maestri on Davide Baruffi o chi di loro ci leggesse e potesse confermare, farebbe cosa gradita sia per la corretta informazione, sia perché si sappia che, molto spesso, non avete fatto proclami ma piuttosto concreto lavoro non pubblicizzandolo per non alimentare aspettative che con molta probabilità sarebbero state disattese...).

Questo è quanto", ha concluso Armiliato.

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