I dati Istat relativi al lavoro nero sono allarmanti, soprattutto per il lavoro domestico. Infatti, come riportano le ultime statistiche dell’Istituto, ogni 10 Lavoratori domestici che prestano servizio per le famiglie italiane, ben 6 risultano in nero. Il costo del lavoro che è aumentato anche in questo settore spinge molte famiglie e datori di lavoro a non regolarizzare la posizione del proprio dipendente. Tutto questo a rischio e pericolo del datore di lavoro che rischia pesanti sanzioni e multe, oltre che arretrati di contributi da versare nel caso in cui venga scoperto l’utilizzo del lavoro irregolare.

I più vessati però sono i lavoratori che corrono il rischio di perdere i tanti diritti che un contratto regolare offre loro, a partire dal giusto stipendio, per finire a permessi, riposi e così via.

Lo stipendio ed i riposi

Nelle ultime settimane il lavoro domestico è stato argomento di discussione popolare per via di alcune novità sostanziali che lo riguardano. Governo ed associazioni di categoria, sia dei lavoratori che dei datori di lavoro, hanno ritoccato ad inizio gennaio i minimali di stipendio del CCNL. SI tratta degli importi minimi che un datore di lavoro dovrebbe erogare al proprio dipendente. Un ritocco in aumento che deriva anche in questo caso dai dati Istat sul costo della vita.

Un aumento perequativo che consente di adeguare lo stipendio all’inflazione. Dal 1° gennaio i datori di lavori devono pagare lo stipendio minimo per il proprio domestico, aumentato di 4/5 euro comprensivi dell’aggiornamento del vitto e alloggio per i lavoratori conviventi. Per quanti a gennaio hanno ricevuto lo stesso stipendio del 2017, possibile chiedere l’adeguamento.

Inoltre è uscita fuori una sentenza della Cassazione che ha stabilito, anche se non riferito specificatamente alle badanti, che le 11 ore di riposo giornaliere spettanti al lavoratore, devono essere fruite di continuo. Esce fuori il fatto che una badante unica, sia per le ore diurne che notturne non è regolare, perché lascerebbe l’anziano o il non autosufficiente scoperto per 11 ore di fila.

I diritti del lavoratore

Il diritto al riposo e ad un compenso dignitoso non sono gli unici diritti del lavoratore, a prescindere dal settore di impiego e quindi anche nel lavoro di badanti, colf e baby sitter. La tredicesima matura sempre, anche durante i periodi di assenza per malattia, per infortunio o per maternità, e va erogata con lo stipendio del mese di dicembre. Ogni lavoratore mette da parte come tredicesima ogni mese di lavoro, una quota pari allo stipendio mensile diviso 26. Altro diritto spettante è la malattia per la quale è il datore di lavoro a coprire tutto (nel lavoro domestico l’Inps non paga indennità). Al lavoratore che si assenta per malattia il datore deve erogare la metà dello stipendio pattuito per i primi 3 giorni di malattia e la paga intera per quelli successivi.

Il periodo massimo di malattia pagato dal datore di lavoro è di 8 giorni per dipendenti con massimo 6 mesi di servizio, 10 giorni per dipendenti in servizio da 6 mesi a 2 anni e 15 giorni per i più anziani. Sempre in base a queste fasce di anzianità di servizio, il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto per 10, 45 o 180 giorni. Argomento spinoso sono le ferie, soprattutto perché in quel periodo le famiglie sono costrette a sostituire il lavoratore. Le ferie si maturano mese per mese e sono pari a 26 giorni all’anno. Per periodi di lavoro inferiori all’anno, le ferie si calcolano dividendo i 26 giorni per i mesi di effettivo lavoro. Durante il periodo di ferie lo stipendio erogato sarà pari a quello mensile diviso 26 al giorno. Nei 26 giorni di ferie non rientrano le domeniche ed i festivi.