Di questi tempi sentire parlare di Pensioni in anticipo è molto facile per via delle tante voci che circolano dopo le elezioni. Infatti in questi giorni i partiti politici ed i loro leader stanno cercando di mettere in piedi un Governo che numeri alla mano nessuna forza politica da sola può costituire. Le elezioni hanno dato due vincitori che però non hanno i numeri parlamentari per poter governare e adesso bisogna scendere a patti e trattare per fare un Governo composto da più forze politiche. Le trattative vertono sui programmi messi in scena durante la campagna elettorale e sulle cose da fare.

Le pensioni sono tra gli argomenti più gettonati e su cui i partiti parlano di più perché una nuova riforma previdenziale è da più parti sponsorizzata. Per il prossimo triennio però, Governo o Esecutivo che si riesca a fare, resta in vigore una pensione anticipata che l’ultima legge di Bilancio ha potenziato in termini di anni di anticipo rispetto alle soglie attuali. Si chiama isopensione e non è una promessa elettorale o una nuova misura da varare con un nuovo Governo. SI tratta di una misura nata già nel 2011 con la Legge Fornero e valida ancora oggi e che offre sette anni di anticipo di pensione. L’argomento è tornato in auge perché pare che siano molte le aziende italiane che continuano a ricorrere alla misura.

In settimana per esempio, Autogrill, società del gruppo Benetton ha siglato l’intesa con i sindacati per l’isopensione di 500 suoi operai, come riporta un articolo del 17 marzo del quotidiano Avvenire. Autogrill non è la sola perché anche Tim, Leonardo, Nestlè ed Elettrolux stanno avviando le trattative con le parti sociali proprio per questa misura.

Soggetti interessati

Una misura destinata a soggetti che si trovano a sette anni dalla pensione, sia essa quella di vecchiaia o quella di anzianità. L’isopensione, infatti, è destinata a coloro che si trovano a 7 anni dai 66 anni e 7 mesi validi per la pensione di vecchiaia o a 7 anni dai 42 e 10 mesi per quella che una volta era chiamata pensione di anzianità.

Se rispetto alla pensione di vecchiaia nessuna distinzione tra uomini e donne, per la pensione anticipata le donne vanno in pensione un anno prima e pertanto i 7 anni di anticipo per il gentil sesso si calcolano sui 41 anni e 10 mesi. La misura è stata confermata dall’ultima legge di bilancio che ha allungato l’anticipo concesso fino al 2017 che era di 4 anni. Una conferma triennale cioè valida fino al 2020, anche se va detto che pure su questa misura incombe lo spettro dell’aspettativa di vita che nel 2019 porterà pensioni di vecchiaia e anticipate in avanti di 5 mesi. In pratica per il 2018 l’isopensione potrebbe essere richiesta per esempio da un lavoratore di 59 anni e 7 mesi, mentre dal 2019 l’età minima salirà a 60 perché la misura è concessa a soggetti a meno 7 anni dai requisiti previdenziali vigenti.

Una pensione di larghe intese

Per accedere all’isopensione bisogna che il lavoratore trovi un accordo con la sua azienda dopo intervento dei sindacati. La misura infatti si prefigge un doppio scopo. Il primo è quello di accompagnare il lavoratore alla pensione con un reddito ponte e senza la necessità per il lavoratore stesso, di trovarsi una nuova occupazione. In secondo luogo si tratta di uno strumento che senza gravare troppo sulle aziende riuscirebbe a consentire loro di ridurre e snellire l’organico dipendenti senza ricorrere ai licenziamenti. Per questo motivo molti chiamano l’isopensione, assegno di esodo e si può sfruttare solo nelle aziende che hanno almeno 15 dipendenti a libro paga.

Sarà la ditta per la quale si lavora a finanziare la pensione che l’Inps verserà al lavoratore per tutti gli anni di anticipo. Una pensione di 13 mensilità, calcolata in base ai contributi versati dal lavoratore, assoggettabile a Irpef, senza assegni familiari e non reversibile a causa di decesso prematuro del pensionato. L’Inps quindi erogherà la prestazione dopo che la ditta ha stipulato apposita fideiussione bancaria e dopo che la stessa azienda ha presentato all’istituto di Previdenza l’accordo sindacale per l’esodo. Sarà l’Inps infatti a controllare la veridicità della situazione contributiva e di età di ogni singolo lavoratore interessato all’assegno e a dare il nullaosta via Pec per l’avvio dell’isopensione, stilando un programma con gli importi che l’azienda deve coprire per ciascun lavoratore.

Va ricordato, infine, che se l’isopensione è calcolata in base ai contributi versati al momento dell’esodo, una volta terminato l’anticipo , l’Inps ricalcolerà l’importo della pensione perché l’azienda durante i 7 anni di assegno di esodo dovrà comunque versare i contributi al lavoratore che dal punto di vista previdenziale saranno valutati come figurativi.