cesare damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera ormai “in scadenza”, ha affermato che secondo la sua opinione la prossima legislatura si dovrà adoperare al fine di porre radicali e strutturali correttivi alle regole pensionistiche attualmente in vigore. Può apparire singolare che affermazioni di questo tipo vengano fatte da un esponente del Partito Democratico, la formazione politica che ha sostenuto gli ultimi governi, i quali non hanno certo brillato per interventi pensionistici a favore dei lavoratori, ma bisogna ammettere che in effetti Damiano ha anche in passato avanzato proposte di revisione del sistema pensionistico, seppure magari meno radicali e comunque mai prese davvero in considerazione dal suo stesso partito, che ha sempre considerato la “legge Fornero” come non eliminabile.

La “Quota 41”

Secondo l'ex Ministro del Lavoro è indispensabile che i lavoratori italiani possano andare in pensione con la cosiddetta Quota 41, ossia al raggiungimento di 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall'età anagrafica, quindi è necessario andare anche oltre l'attuale sistema dell'APE Social. Questa posizione si avvicina molto alle dichiarazioni rilasciate nella recente campagna elettorale da parte dei leader del Movimento 5 Stelle e della Lega.

Molte riforme da ultimare

Damiano ha inoltre indicato alcuni interventi dei precedenti governi, da lui ritenuti validi ma che è necessario ultimare oppure rendere stabili: è necessaria una “Nona salvaguardia” che ponga fine al problema degli esodati, una stabilizzazione della possibilità del ritiro anticipato a 63 anni, aggiornare l'elenco dei lavori cosiddetti “gravosi” e proseguire con “Opzione donna”.

Dall'analisi di Damiano risulta inoltre che le coperture finanziarie per questi interventi ci sarebbero, come ci sono stati per le parziali modifiche degli ultimi anni, cioè le prime otto salvaguardie, l'Opzione donna e l'APE.

La prossima legislatura

Ora la parola passa al prossimo Parlamento e al prossimo Governo: il successo elettorale del Movimento 5 Stelle e della Lega è stato in gran parte dovuto anche alle aspettative che moltissimi lavoratori italiani hanno in materia di pensione, problematica sulla quale questi partiti hanno speso molte parole e dichiarato in più sedi di essere intenzionati a intervenire in maniera radicale. Ora, gli stessi cittadini auspicano che alle parole seguano davvero i fatti.