Dopo 40 anni di lavoro e di contributi Inps regolarmente versati, si vede rifiutare la domanda di pensione per un errore nella richiesta di cumulo. Succede anche questo nel complicato e farraginoso sistema previdenziale italiano, dove convivono realtà diametralmente opposte, come quella dell’impiegata amministrativa della scuola andata in pensione a 29 anni, di cui vi abbiamo dato conto nelle settimane scorse e la beffa subita da un impiegato pratese rimasto, a 68 anni, senza lavoro e senza pensione nonostante 40 anni di versamenti.

Pensione Inps negata dopo 40 anni di lavoro

Una storia si ordinaria burocrazia, quella raccontata dal quotidiano la Nazione che vede come involontario protagonista Massimo Cola, un perito di 68 anni che, dopo aver fatto domanda di quiescenza, si è visto recapitare dall’Inps una lettera che riportava testualmente: “Il diritto di opzione con il sistema contributivo avrebbe dovuto essere esercitato prima della liquidazione. Ora tale possibilità deve ritenersi preclusa”. Sostanzialmente un rifiuto della sua domanda di pensionamento dovuta ad un errore nella compilazione della domanda con la quale Massimo Cola aveva chiesto il cumulo dei contributi versati e derivanti da svariati mestieri svolti nella sua vita lavorativa.

La vicenda ha inizio nel 2015 quando, secondo il racconto fatto dallo stesso Cola, il protagonista della vicenda si è rivolto all’Inps chiedendo di verificare la propria posizione contributiva in vista del raggiungimento dell’età per la pensione. A risposta affermativa da parte dell’Istituto previdenziale, nel 2016 l’aspirante pensionato presenta la domanda per andare in pensione e ricevere un assegno calcolato in 1300 euro lordi al mese.

La risposta dell’Inps giunge inaspettata: “Non è possibile accogliere la sua richiesta”. Naturale la presentazione di un ricorso da parte di Cola, convinto che si tratti di un errore, ma la seconda lettera non lascia adito a dubbi: la richiesta del cumulo dei contributi avrebbe dovuto essere presentata prima della richiesta di liquidazione.

A complicare la situazione dell’uomo giungono anche problemi di salute che lo costringono, per poter effettuare qualche ora di lavoro, utile ad arrotondare i 350 euro che attualmente riceve come pensione di invalidità, deve affidarsi alla buona volontà di qualche amico disposto ad accompagnarlo.

Le novità sulle pensioni attese dal nuovo governo

L’incredibile vicenda dell’impiegato di Prato rende, se possibile, ancora più urgente un intervento sul sistema previdenziale italiano per la quale si attende la formazione del nuovo governo che, proprio su questo tema, sarà chiamato ad onorare le promesse elettorali fatte di revisione, se non abolizione, della legge Fornero e dell’introduzione di un principio di flessibilità che garantisca la possibilità, non troppo penalizzante, di andare in pensione anticipata rispetto all’età prevista dagli attuali limiti.

E, a questo punto, sarebbe il caso di aggiungere al programma anche la previsione di uno snellimento burocratico che possa scongiurare il fatto che un dettaglio procedurale vanifichi 40 anni di sacrifici.