Nonostante il boom del commercio elettronico possa far pensare che per le imprese di logistica e trasporti questo sia un periodo particolarmente florido, purtroppo così non è. A dimostrarlo sarebbe proprio la decisione della multinazionale americana Fedex di chiudere, solo nel nostro Paese, almeno 24 sedi e procedere al licenziamento collettivo di ben 315 dipendenti. La crisi economica, quindi, colpisce non solo le grandi catene dell'elettronica, come Trony o Mediaworld, ma tutti i settori produttivi.
Il piano di licenziamenti di FedEx
La multinazionale a stelle e strisce, che fino a tre anni fa cresceva a tal punto da acquisire, all'interno del suo perimetro, uno dei leader del mercato dei recapiti mondiale, cioè la Tnt, ha deciso di mettere alla porta ben 315 dipendenti.
Oltre a questi, definiti dall'azienda americana esuberi strutturali, verranno trasferiti d'ufficio ad altra sede altri 17 dipendenti FedEx, ma anche 92 addetti alle vendite della controllata Tnt. Secondo quanto comunicato dall'azienda stessa si procederà gradualmente al ridimensionamento programmato entro il mese di marzo del 2019. Comunque, questo non ha reso meno dolorosa la notizia, sopratutto per le rappresentanze sindacali dei lavoratori che giudicano, infatti, immotivato il provvedimento e annunciano di procedere a delle agitazioni.
Le motivazioni di FedEx
La FedEx intende, in effetti, chiudere ben 24 sedi in tutta Italia. L'obiettivo del ridimensionamento è concentrare tutta l'attività caratteristica di recapito in soli quattro grandi centri.
Il problema fondamentale, poi, non sarebbe neanche di carattere economico. Come fanno notare le organizzazioni sindacali, infatti, i conti dell'azienda sarebbero a posto e tali da non giustificare questo fulmine a ciel sereno. Alla base della decisione vi sarebbe un problema di duplicazione delle mansioni tra i fattorini assunti direttamente dalla FedEx e quelli usati dalla controllata Tnt che, diversamente, risulterebbero soci lavoratori di varie cooperative.
Per di più la decisione dell'azienda è stata talmente repentina e inattesa tanto che le rappresentanze sindacali non sarebbero state avvisate per tempo e, di conseguenza, non sarebbe stata avviata nessuna trattativa con le parti sociali. Da quanto è dato sapere, però, domani 28 aprile 2018, dovrebbe esserci una riunione sindacale interna.
I sindacati chiedono, infatti, all'azienda di sospendere i licenziamenti annunciati e, come detto, sarebbero pronti a proclamare lo stato di agitazione. Questa la posizione, in particolare, della Cgil, Cisl e Uil.