Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 7 giugno 2018 vedono arrivare importanti dettagli riguardo al funzionamento della quota 100 e della quota 41, ovvero dei due meccanismi proposti dal nuovo Governo per portare maggiore flessibilità all'interno del sistema previdenziale pubblico. Nel frattempo emergono i primi commenti anche dai Comitati, nei quali si esprime preoccupazione per la mancanza di inclusività delle opzioni e per l'effettiva accessibilità alle misure. Vediamo insieme tutti i dettagli al riguardo nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Uscite anticipate: come dovrebbe funzionare la nuova quota 100

Le ultime dichiarazioni di Alberto Brambilla (esperto di pensioni ed esponente leghista) in merito alla riforma previdenziale ed alla flessibilizzazione del comparto hanno aggiunto importanti dettagli sul funzionamento della Quota 100 e della Quota 41. Secondo l'economista, nel primo caso si potrebbe accedere alla pensione con 64 anni di età (maturando i contributi utili per arrivare a 100 tra età anagrafica e anni di versamenti). Per quanto riguarda la pensione anticipata, potrebbe diventare accessibile a partire dai 41,5 anni di contribuzione, indipendentemente dall'età. Sulle opzioni potrebbe però pesare un meccanismo di parziale penalizzazione, che consisterebbe nel ricalcolo contributivo dal 1996 al 2011.

D'Achille (Lavoro e Pensioni): finalmente i dettagli, ma restano paletti

"Nel calcolo degli anni che compongono il montante, vanno considerati non più di due - tre anni di versamenti figurativi (tranne che per servizio di leva, maternità e puerperio) è già questo è un paletto grosso come una casa in quanto ne limiterà l'accesso ad una platea enorme".

Lo afferma Mauro D'Achille, amministratore del gruppo "Lavoro e Pensioni: problemi e soluzioni", rimarcando che a rischiare di essere penalizzata è perlopiù una platea composta da "malati, invalidi e donne". Ma oltre a ciò, D'Achille fa notare il ricalcolo contributivo dal '96, che potrebbe portare ad una penalizzazione anche del 30% sull'effettivo ammontare del futuro assegno.

Una prospettiva che porta il gestore della pagina a chiudere con un'amara considerazione: "finora le nostre richieste erano di ridurre la vita lavorativa, il nuovo Governo ha inteso concederle ma riducendoci in povertà".

Armiliato (CODS): Quota 100 non è una pensione per donne

In merito alla vicenda della quota 100 ed al tema della flessibilità previdenziale per le donne, abbiamo chiesto un commento in esclusiva all'amministratrice del Comitato Opzione Donna Social Orietta Armiliato. "Da tempo il CODS porta avanti istanze per aiutare le donne a raggiungere la quiescenza, anche tenendo conto dell’impatto in termini economici che si potrebbero avere sui poco virtuosi risultati dei bilanci dello Stato e mi riferisco al riconoscimento del lavoro di cura che potrebbe avvenire o tramite minori anni di contribuzione oppure con uno ‘sconto’ sull’età anagrafica".

In tal senso, l'amministratrice sottolinea che "studi ed analisi da anni certificano la difficoltà da parte della platea femminile di raggiungere anni di contribuzioni sufficienti a garantire loro una pensione dignitosa, ed il motivo è addebitabile prevalentemente alla necessità di dover colmare quelle che sono le tante carenze del sistema. Dunque, oggi, dopo aver annunciato per mesi che si sarebbe legiferato sulla previdenza a vantaggio di tutti i lavoratori per migliorarne le condizioni, dobbiamo prendere atto che si vuole andare nella direzione di elevare gli anni di versamenti necessari per raggiungere la quiescenza? In conclusione, "quota 100 così prospettata, ovvero con il parametro anagrafico pari a 64 anni, prevede almeno 36 anni di contribuzione e dunque questa non può essere una pensione adatta alle esigenze delle donne, a meno che non siano riconosciuti e valorizzati in almeno tre/quattro anni i lavori di cura, ovvero ‘il secondo’ lavoro non retribuito che le donne svolgono a vantaggio di tutta la comunità".

Patriarca: Quota 100 e 41 potrebbero costare fino a 12 miliardi

Nel frattempo prosegue in parallelo anche la battaglia sui costi degli interventi di flessibilizzazione del comparto previdenziale, stimati da Brambilla in meno di 5 miliardi di euro. Una cifra che però non trova accordo unanime. Per Stefano Patriarca, consigliere economico di Palazzo Chigi nella precedente legislatura, le misure proposte dal nuovo Governo potrebbero arrivare a costare fino a 12 miliardi di euro l'anno. Una misura decisamente più alta rispetto a quanto stimato. Mentre già dal primo anno si dovrebbe arrivare a spendere almeno una decina di miliardi.

Come da nostra prassi, restiamo a disposizione dei lettori qualora desiderino aggiungere un commento nel sito o nella pagina Facebook "Riforma Pensioni e Lavoro" in merito alle ultime novità su welfare e previdenza riportate nell'articolo.