Il tempo stringe per avviare i primi provvedimenti di flessibilità previdenziale già all'interno della prossima Manovra. Il Governo è infatti chiamato a definire quali misure potranno essere adottate facendo ricorso alla nuova legge di bilancio e con quali eventuali vincoli o limitazioni. Una questione che appare spinosa e sulla quale finora sono emerse solo indiscrezioni tecniche, mentre una presa di posizione certa è stata continuamente rimandata a seguito di approfondimenti sui numeri in gioco. Resta il fatto che al momento non è ancora stato reso disponibile un piano dettagliato, ma è evidente che un segnale andrà dato, anche perché dopo la pausa estiva l'esecutivo sarà chiamato ad esprimere le proprie considerazioni definitive nella nota di aggiornamento al DEF (scadenzata per la fine di settembre).

Le pensioni anticipate tramite le quote 100 e 41

Che la questione sia tutt'altro che irrisoria è risaputo. Una buona parte del successo elettorale del nuovo esecutivo si è giocata proprio sul superamento della legge Fornero tramite le nuove quote 100 e 41. Per entrambe il Governo dovrà chiarire l'esatto perimetro di accesso, stante che nelle ultime settimane si è parlato di un possibile ricalcolo contributivo dell'assegno (perlomeno parziale) al fine di rendere le opzioni sostenibili rispetto ai conti pubblici. Mentre altre limitazioni potrebbero riguardare il vincolo della maturazione di almeno 64 anni sulla quota 100 ed un ulteriore anno di aggravio sulla quota 41 (che diventerebbe quindi operativa una volta raggiunti i 42 anni di anzianità contributiva).

È chiaro che tutti questi elementi dovranno essere chiariti entro le prossime settimane.

La proroga dell'opzione donna ed il termine dell'APE sociale

Un capitolo a parte riguarderebbe invece la questione delle sperimentazioni in corso sul comparto previdenziale. Sulla base delle posizioni emerse di recente, il Governo sarebbe orientato a concedere una proroga dell'opzione donna con le risorse accantonate e non ancora utilizzate.

Anche in questo caso andrà però chiarito se i criteri resteranno quelli attuali (57-58 anni di età e 35 anni di versamenti) oppure se subiranno un peggioramento per garantire il coinvolgimento di una platea più estesa. Resta invece sempre più probabile lo stop all'APE sociale, che consente l'uscita dal lavoro a partire dai 63 anni.

Secondo le indiscrezioni emerse in numerose occasioni, l'opzione dovrebbe giungere al termine, per reindirizzare le risorse così risparmiate verso le nuove quote.

I tempi di attuazione delle misure

Un'altra questione che attende di trovare risposta da parte del Governo è quella dei tempi di attuazione della nuova riforma previdenziale. Dall'esecutivo si è già chiarito che l'orizzonte sul quale riflettere è quello della legislatura, visto che non sarà possibile portare a compimento tutte le proposte già nella prossima legge di bilancio. A settembre si spera così di conoscere quale sarà il calendario degli interventi e quali provvedimenti saranno considerati come maggiormente prioritari.

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