Dopo che la Lega aveva in qualche modo contestato e bloccato il provvedimento sul taglio delle Pensioni d’oro che sta a cuore al Movimento 5 Stelle, sembravano nascere le prime fratture nel rapporto tra Salvini e Di Maio. Dopo le parole di Salvini durante un incontro in Veneto per firmare il protocollo di legalità di una opera pubblica che il M5S osteggia da tempo, la “Pedemontana”, tutto sembra essersi ricomposto in materia pensionistica. Come riporta il quotidiano "Repubblica", sulla previdenza sociale e sulla riforma in cantiere, Salvini ha confermato gli impegni presi, anche sul taglio delle pensioni retributive oggetto di qualche polemica.
Il taglio delle pensioni d’oro sarà solo il primo dei provvedimenti al capitolato “riforma pensionistica” tanto è vero che il leader della Lega ha convocato per martedì un summit in vista dell’inizio dei lavori sulla Legge di Bilancio. Ecco quello che potrebbe davvero portare in materia previdenziale questa nuova manovra di Bilancio.
Il taglio delle pensioni d’oro
Quali pensioni verranno tagliate? Sforbiciate sulle pensioni con la proposta di Legge D’Uva-Molinari che poi, altro non è che l’applicazione del taglio delle pensioni d’oro tanto sponsorizzato dall’altro Vice Premier, Luigi Di Maio. Il provvedimento è stato prima promesso in campagna elettorale e poi inserito nel contratto di Governo ed anche Salvini ieri ha dichiarato che passi indietro non ce ne saranno.
Si andranno a tagliare le pensioni sopra i 4.000 euro lordi, ma solo quelle derivanti dal sistema retributivo. Anche secondo Salvini infatti, le pensioni erogate in misura sproporzionata rispetto ai contributi versati, come lo sono la maggior parte delle prestazioni liquidate con il vecchio sistema delle retribuzioni medie, devono essere tagliate.
La Lega nelle ultime settimane ha proposto la correzione della proposta di legge, spingendo per un aumento della soglia a partire dalla quale tagliare le pensioni (sembra si puntasse a 5.000 euro). Un modo per non andare a colpire i pensionati del Nord Italia (lo zoccolo duro dell’elettorato della Lega) che notoriamente sono quelli con pensioni più elevate figlie di lavori più continui e carriere più durature.
Infatti c’è chi, all’interno del partito leghista, non vede di buon occhio la sforbiciata perché andrebbe ad intaccare il gradimento della Lega verso il suo elettorato. Fatto sta che gioco forza anche la Lega, per rispettare il patto di Governo sembra sul punto di assecondare il provvedimento. Lo scontro probabilmente si sposterà su altri campi, sempre come riporta il quotidiano che fa riferimento alla Pedemontana Veneta che ai 5 Stelle non va giù.
Quota 100
Anche su quota 100 l’accordo di massima sembra sia stato da tempo trovato. Con la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanze che presto il Governo presenterà, ci dovrebbero essere i soldi destinati al capitolo previdenziale della prossima manovra di fine anno.
Nell’atto, che poi è il grande contenitore di misure e provvedimenti che il Governo intende attuare nel 2019, ci sarà con ogni probabilità anche la ormai famosa quota 100. E salvo miracoli dell’ultima ora in termini di dotazioni finanziarie per la manovra (12,5 miliardi servono solo per detonare l’aumento dell’Iva), la quota 100 nascerà con tutti i paletti ed i vincoli di cui tanto si parla. Come si andrà in pensione con quota 100? Questo il quesito che molti italiani si pongono dopo le innumerevoli voci e indiscrezioni che accompagnano la misura. Si potrà andare in pensione arrivando a 100 come somma di età anagrafica e contributi versati. Quota 100 si potrà utilizzare solo se si raggiungono i 64 anni di età e pertanto le combinazioni possibili saranno solo 3, cioè 64, 65 o 66 anni e rispettivamente 36,35 o 34 anni di contribuzione versata.
Le pensioni erogate in regime di quota 100 dovrebbero essere calcolate per intero con il sistema contributivo, anche se parte di essi sono stati accumulati durante la vita del sistema retributivo. Per quanto concerne i contributi versati, essi devono essere quasi tutti da lavoro effettivo, cioè con pochi contributi figurativi. Ad eccezione di maternità e servizio militare, tutti gli altri contributi figurativi, quindi malattie ed ammortizzatori sociali (la Naspi per esempio), potranno essere utilizzati per raggiungere il requisito per la pensione, solo per massimo 2 anni.