Mentre si attendono le misure della riforma delle Pensioni che dovranno essere inserite dal Governo Conte nella legge di Bilancio 2019 che si comincerà a discutere dopo la pausa estiva, arriva in Parlamento il tanto annunciato disegno di legge per il taglio agli assegni d’oro. A presentare il testo non è stato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio, che lo ha annunciato da settimane, ma i capigruppo del Movimento 5 stelle e della Lega alla Camera dei Deputati, rispettivamente Francesco D’Uva e Riccardo Molinari.

Riduzione pensioni d’oro e aumento minime, il ddl in Parlamento

Il testo, su cui si prevedono scontri e polemiche, prevede una riduzione degli assegni superiori agli 80.000 euro lordi all’anno, quasi 4.000 mila euro al mese netti. Con le risorse recuperate dai tagli alle cosiddette pensioni d’oro, l’esecutivo gialloverde intende aumentare gli assegni minimi. Se le risorse lo consentiranno, le pensioni minime dovrebbero essere aumentate dai 450 euro attuali sino a 780 euro. Questi i punti cardine del ddl già presentato da M5s e Lega a Montecitorio e che, secondo le previsioni dell’esecutivo, dovrebbe riguardare 158.000 mila pensionati. Secondo il quotidiano La Repubblica, che ha analizzato il testo provocando la reazione critica di Di Maio, potrebbero coinvolgere una platea di pensionati più ampia di quella prevista.

Le pensioni minime dovrebbero essere aumentata da 450 a 780 euro

Questa la prima misura dalla quale intende partire il Governo Conte per riformare il sistema previdenziale. Il piano completo ben più ampio e complesso, inserito nel contratto di governo stipulato tra leghisti e pentastellati, prevede però altre misure importanti che dovrebbero trovare spazio nella legge di Bilancio 2019 che sarà varata in autunno.

Il piano, su cui l’esecutivo ancora non ha fatto nessuna marcia indietro, prevede il superamento della tanto contestata legge Fornero, la quota 100 (a quanto pare a partire da 64 anni) data dalla somma tra età anagrafica e anzianità contributiva, la proroga del regime sperimentale di Opzione donna per la pensione anticipata delle lavoratrici e la quota 41 (a prescindere dall’età) per i lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare in giovanissima età e che nonostante 40 anni di contributi non riescono ad accedere alla prestazione pensionistica. Ma ancora, al di là dei titoli e delle rassicurazioni dei vicepremier Di Maio e Salvini, non sono stati illustrati i dettagli delle misure che il governo intende mettere in campo.