Tra quota 41 e 42 potrebbe spuntarla un'inedita quota 41,5. La proposta è stata rilanciata da Matteo Salvini, ospite alla trasmissione Porta a Porta, come alternativa a quota 100, oggi il provvedimento più credibile per la riforma Pensioni del governo Movimento 5 Stelle-Lega. Il vicepremier ha affermato che, qualora non si riesca a inserire la pensione con quota 100 nella legge di Bilancio per il prossimo anno, la misura su cui si concentrerebbe l'esecutivo diventerebbe quella che prevede l'uscita con 41 anni e 6 mesi di contributi. Da tempo, i lavoratori precoci chiedono di poter andare in pensione dopo 41 anni di lavoro.
L'aggiunta di 6 mesi rappresenta il compromesso ideale tra le due quote di cui si è discusso a lungo in quest'ultimo periodo.
Lavoratori precoci in pensione dopo 41 anni e 6 mesi di lavoro con quota 41,5
Nel suo intervento a Porta a Porta, Salvini ha chiarito che quota 100 e la pensione con quota 41,5 non sono compatibili. Una misura, dunque, esclude l'altra. Tutto dipenderà dalle coperture economiche per la pensione anticipata a 62 anni con 38 di contributi, la nuova quota 100 voluta dal ministro dell'Interno. In caso di semaforo rosso, si punterà ad un altro provvedimento universale. Infatti, il pensionamento a quota 41,5 sarebbe aperto potenzialmente a tutti i lavoratori. Unica condizione per l'accesso alla pensione il raggiungimento del requisito minimo di 41 anni e 6 mesi di contributi.
Attualmente, la riforma pensioni Fornero prevede la pensione di anzianità contributiva a 42 anni e 10 mesi. A partire dal prossimo anno, gli anni di contributi richiesti saliranno a 43 anni e 3 mesi. Il vantaggio, quindi, ottenuto dall'introduzione di quota 41,5 sarebbe di quasi due anni rispetto ai requisiti per la pensione anticipata dal 1° gennaio 2019.
Quota 100, torna forte la candidatura di 64 anni e 36 di contributi
Salvini chiama, il ministero dell'Economia risponde. In occasione dell'ultima puntata di Agorà su Rai 3, il sottosegretario all'Istruzione Lorenzo Fioramonti ha affermato che il ministro dell'Economia Giovanni Tria è al lavoro sulla pensione con quota 100 ma nella forma che prevede l'uscita a 64 anni di età e 36 di contributi.
La stessa proposta, in sintesi, di Alberto Brambilla. In tempi non sospetti, il presidente di Itinerari Previdenziali ha descritto dettagliatamente il provvedimento, soffermandosi anche sulle relative risorse economiche necessarie per la sua introduzione (dai 3 ai 3,5 miliardi di euro, senza contare i risparmi che si otterrebbero dall'abolizione dell'Ape sociale). Dalle dichiarazioni di Fioramonti, sembrerebbe che la variante di quota 100 preferita al ministro Tria sia quella con l'uscita anticipata a 64 anni anziché 62, come invece richiesto da Matteo Salvini. Si attende, ora, l'eventuale replica del vicepremier, determinato ad andare fino in fondo sul tema pensioni, come ribadito in più di un'occasione durante i suoi interventi pubblici in piazza e in televisione.