La nuova manovra economica, che per la prima volta viene varata da un governo formato da Lega e 5 Stelle, sarà probabilmente nell'ordine di 28-30 miliardi di euro. Tolti i 16 miliardi necessari a disinnescare l'aumento dell'Iva, il restante importo andrà equamente diviso tra i due schieramenti politici. L'ipotesi più accreditata è che le due forze politiche avranno a disposizione otto miliardi ciascuna. Soldi questi, che verrebbero utilizzati per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. La Lega, con i suoi otto miliardi, punterebbe sulle Pensioni perché per il pacchetto fiscale verranno rimodulati gli incentivi a disposizione delle imprese.

Come Matteo Salvini ha già spiegato sono in corso verifiche per capire quali formule utilizzare per la riforma pensionistica. Sia la famosa quota 100 con 62 anni di età oppure i 41 anni e mezzo di contributi potrebbero essere accompagnati da paletti come il ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo. I tecnici della Lega avrebbero individuato 2,5 miliardi di euro da meccanismi definiti "accorgimenti tecnici" che si andrebbero a sommare agli 8 miliardi a disposizione.

Il reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, le coperture economiche a loro disposizione andrebbero a favorire il reddito di cittadinanza. Anche in questo caso la cifra per far partire la promessa elettorale sarebbe insufficiente perché occorrerebbero 10 miliardi a fronte degli otto disponibili.

Il vice ministro dell'Economia Laura Castelli ha spiegato che da gennaio 2019 si dovrebbe iniziare con le pensioni di cittadinanza dell'importo di 780 euro al mese. A causa di ciò i tecnici stanno studiando a chi la manovra possa essere rivolta e quali siano i costi. Il passo successivo saranno i centri per l'impiego che dovrebbero essere "partoriti" utilizzando i fondi europei.

Il tempo necessario, affinché i centri inizino a funzionare, sono i primi quattro mesi del nuovo anno. Quindi a partire dal mese di maggio il nuovo strumento diverrebbe operativo grazie anche ai fondi del reddito di inclusione voluto dai governi guidati da Renzi e Gentiloni. Per il 2019 sono già a disposizione 2,6 miliardi.

Il reddito di inclusione, partito lo scorso anno, è stato il primo passo fatto dall'Italia per contrastare la povertà. Adesso anche in Francia il presidente Emmanuel Macron ha avanzato una proposta con il nome di reddito universale di attività.