Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 15 settembre 2018 vedono arrivare nuove scelte in merito all'equilibrio dei conti pubblici ed ai provvedimenti che saranno inseriti nella prossima Manovra. In particolare, la maggioranza starebbe pensando di rimandare il taglio dell'Irpef per rendere maggiormente sostenibile l'avvio della quota 100 e del reddito di cittadinanza all'interno della LdB2019. Nel frattempo dal Movimento 5 Stelle si rammenta l'avvio delle pensioni di cittadinanza già dal gennaio del prossimo anno, mentre il Partito Democratico ricorda che i provvedimenti suggeriti non risultano comunque sufficienti per garantire una tutela ai tanti casi di lavoratori disagiati in età avanzata.
Pensioni anticipate e reddito di cittadinanza: verso il rinvio del taglio all'Irpef
Il capitolo previdenziale ed il nuovo sostegno al welfare potrebbero far rimandare di almeno un anno il promesso taglio all'Irpef. È quanto emerge dalle ultime indiscrezioni di stampa rispetto alla definizione della legge di bilancio 2019, con la quale dovrà essere avviato il contratto di Governo giallo - verde. La maggioranza è ormai chiamata a trovare la quadra sulla difficile situazione delle coperture. Per trovare un compromesso, si sarebbe quindi deciso di rimandare il taglio dell'Irpef di cui si è parlato in precedenza, con l'ipotesi di ridurre di un punto percentuale (dal 23% al 22%) il primo scaglione dei redditi.
Con l'accantonamento della misura diventa sempre più probabile l'avvio della quota 100, che il Ministro dell'Interno Salvini ha proposto con un criterio anagrafico di almeno 62 anni (contro i 64 anni ipotizzati inizialmente). D'altra parte, anche i 5 stelle non sembrano pronti a rinunciare ai nuovi provvedimenti di welfare, tra cui spiccano redditi e pensioni di cittadinanza.
Resta però il fatto che i due provvedimenti complessivamente costano attorno ai 16 miliardi di euro, mentre i risparmi legati al mancato ritocco dell'imposta sui redditi sono stimati in meno di 5 miliardi.
Castelli in pressing su Tria: da gennaio pensioni di cittadinanza a 780 euro
A partire dall'inizio del 2019 le pensioni minime saranno innalzate ad almeno 780 euro, mentre il passo successivo consisterà nel dare il via al nuovo reddito di cittadinanza.
Lo ribadisce il Vice Ministro dell'Economia Laura Castelli, proseguendo il proprio pressing sul Ministro Giovanni Tria. D'altra parte, secondo l'esponente pentastellata le risorse ci sono. Servono infatti 10 miliardi di euro, una parte dei quali risulta già presente nel bilancio pubblico, mentre il resto arriverà dagli interventi di razionalizzazione degli altri provvedimenti attualmente in vigore. Il programma è quindi chiaro: "partiremo il primo gennaio con le pensioni di cittadinanza, portando le minime a 780 euro. Intanto ci occuperemo della riforma dei centri per l'impiego. Abbiamo calcolato che ci vogliono 3-4 mesi. Successivamente partirà il reddito di cittadinanza", ha concluso Castelli.
Damiano (PD) d'accordo sulla quota 100 dai 62 anni ma non basta
Nelle scorse ore l'ex Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano ha espresso il proprio ok in merito alla nuova ipotesi del Ministro dell'interno Matteo Salvini sulla necessità di avviare la quota 100 dai 62 anni di età. L'esponente democratico ha però ricordato al contempo i tanti lavoratori che rischierebbero di risultare comunque esclusi dalla flessibilità previdenziale nonostante questo provvedimento. "Dobbiamo sfidare il Governo a continuare sulla strada che abbiamo già intrapreso nella scorsa legislatura con le 8 salvaguardie degli esodati, il prolungamento della sperimentazione di Opzione Donna, con l’Ape sociale e volontaria e con il rallentamento del meccanismo che aggancia l’età della pensione all’aspettativa di vita" ha evidenziato Damiano, ricordando che si tratta di problematiche che non possono essere lasciate indietro e sulle quali sarebbe bene discutere attraverso un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali.
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