Ad annunciare la notizia del decreto unico per Quota 100 e per il Reddito di Cittadinanza a gennaio è stato direttamente Giovanni Tria, ministro dell’Economia del governo gialloverde, durante il suo intervento di oggi in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati.

A gennaio il decreto sulla Quota 100 e sul Reddito di Cittadinanza: l'annuncio di Tria

Le due misure, capisaldi del contratto di governo Lega-M5S, dovrebbero partire sin da subito: lo stesso ministro ha specificato che un unico decreto relativo al Reddito di Cittadinanza e a Quota 100 sarà presentato entro e non oltre i primi giorni del nuovo anno.

La tempistica annunciata da Tria circa l’emanazione del suddetto decreto lascia presupporre, così come ampiamente annunciato nelle settimane scorse, che il famoso Reddito di Cittadinanza potrà essere operativo già a partire dalla fine di marzo o al massimo dai primi giorni di aprile. La stessa considerazione sui tempi e sull'iter di approvazione va fatta anche per l’altra misura incentivata sin da sempre dalla Lega, cioè Quota 100.

I numeri sulle due misure: Reddito di Cittadinanza e Quota 100

Per quanto concerne il Reddito di Cittadinanza, Tria sottolinea come tutto resterà invariato in relazione ai requisiti e alla somma massima presa in considerazione per l’erogazione del contributo stabilito dal M5S (780 Euro).

Dopo i saldi finali la somma complessiva stanziata per questo intervento è stata ritoccata: 7,1 miliardi, una lieve modifica rispetto quindi alle cifre presenti nella prima bozza della Manovra di bilancio. Anche per le misure riguardanti le Pensioni, in particolare per Quota 100, Tria ha lasciato intendere che quasi tutto l’impianto originario pensato dal governo in prima battuta sarà confermato all'interno del testo del prossimo decreto ad hoc.

Su questo argomento Tria è stato abbastanza chiaro. Ha dichiarato, infatti, che nonostante ci sia stata una riduzione sulla somma stanziata inizialmente (portando la dotazione complessiva a 3,9 miliardi), questa decisione contabile al ribasso "non inciderà in nessun modo sulla portata complessiva della misura".

Quota 100: per il ministro Tria chi lascia il lavoro prima prenderà di meno ma per più tempo

Per andare in pensione, senza nessuna riduzione sull'assegno pensionistico, il lavoratore dovrà avere 62 anni di età e 38 anni di contributi, così come specificato nero su bianco, anche in questo caso, nella prima bozza della Manovra. Resta chiaro che il valore della pensione sarà direttamente proporzionale ai contributi versati dal lavoratore (sistema contributivo). "Per i lavoratori che vorranno uscire in anticipo dal mondo del lavoro, il decreto – spiega Tria - prevede il riconoscimento di un assegno pensionistico inferiore. In questo caso l’assegno di quiescenza sarà strettamente correlato in maniera diretta e lineare alla retribuzione del lavoratore (sistema retributivo)".

Su questo ultimo passaggio il ministro dell’Economia fa anche una precisazione abbastanza pertinente: “Se è vero che uscendo prima dal lavoro si incassa un assegno più basso, non si può non considerare che sarà incassato per un tempo più lungo”. In pratica, le aspettative di vita di un lavoratore che sceglie di andare in pensione anticipatamente saranno maggiori rispetto al collega che sceglie di andare in pensione con i requisiti standard. Questa situazione comporta come effetto diretto un lasso di tempo maggiore per percepire l’assegno pensionistico anche se inferiore.