La riforma delle Pensioni è cosa fatta dopo il varo del decreto da parte del governo Conte. Infatti, il Consiglio dei Ministri ieri sera, al termine di una lunga giornata iniziata il mattino con un maxi summit di maggioranza, ha licenziato positivamente il tanto atteso decreto su pensioni e reddito di cittadinanza. Le due misure pilastro dell’intera Manovra, reddito di cittadinanza e quota 100 hanno rubato l’attenzione dell’opinione pubblica, ma non sono le sole novità entrate nel testo perché, soprattutto per quanto riguarda la materia previdenziale, molte cose nuove vengono previste.

Oltre alla tanto discussa quota 100 ci sono opzione donna, Ape sociale e lo stop all’aspettativa di vita sulle pensioni anticipate. Vediamo una panoramica sintetica su quello che è cambiato nel sistema previdenziale italiano alla luce delle 24 pagine del decreto.

Pensioni di anzianità

Quelle che una volta si chiamavano pensioni di anzianità e che dopo l’avvento della legge Fornero sono state ribattezzate pensioni anticipate, sono uno dei due pilastri su cui si regge il sistema. Infatti le due misure principali della previdenza sociale nostrana sono le pensioni di vecchiaia e quelle anticipate, le prime legate principalmente ad una certa età pensionabile e le seconde ad una carriera lavorativa piuttosto lunga.

Per entrambe le misure era previsto dal 1° gennaio uno scatto in quanto a requisiti per poterle centrare. Anche l’Inps, a fine dicembre aveva emanato una circolare con la quale confermava l’aumento dei requisiti per le due misure, un aumento di 5 mesi dovuto all’aspettativa di vita. In altre parole, l’Istat ha certificato che la vita media degli italiani è in aumento e per via del collegamento delle prestazioni pensionistiche a questo dato (un collegamento nato dai tempi del governo Berlusconi), nel 2019 ci sarebbe stato un inasprimento di 5 mesi.

Tutto inalterato per le pensioni di vecchiaia che dai 66 anni e 7 mesi previsti fino al termine del 2018 per tutti i richiedenti, sia uomini che donne, si passa a 67 anni. Per le pensioni anticipate invece, il governo ha deciso di porre un freno a questo inasprimento. I requisiti per accedere alle pensioni anticipate nel 2019 resteranno quelli del 2018, con 42 anni e 3 mesi di contributi necessari se ilo richiedente è uomo e 41 anni e 10 mesi se il richiedente è femmina.

Adesso toccherà all’Inps rivedere la circolare di cui parlavamo prima e recepire questo cambio di rotta derivante dal decreto di ieri sera.

Le altre misure partorite dall’esecutivo

Per le pensioni anticipate, inoltre, bisogna ricordare che un’altra novità fuoriuscita dal decreto è l’inserimento del meccanismo a finestre per quanto concerne le decorrenze degli assegni. Rispetto al passato (fino al 31 dicembre 2018), quando la pensione iniziava ad essere percepita dai beneficiari, il mese successivo a quello in cui si completava il requisito contributivo richiesto, dal 2019 bisognerà attendere 3 mesi per il primo rateo di pensione da incassare. Lo stop all’aspettativa di vita è valido anche per lo scivolo per i precoci con quota 41, che sarebbe dovuta passare a 41 anni e 5 mesi di contributi.

Per la quota 41, oltre ad aver versato almeno un anno prima dei diciannove anni di età, occorre come prima essere disoccupati senza ammortizzatori sociali da 3 mesi, invalidi almeno al 74%, con invalidi a carico da 6 mesi o alle prese con i lavori gravosi. In pratica le stesse categorie dell’Ape sociale, misura che il decreto di ieri sera ha prorogato per tutto il 2019 (la misura scadeva a fine 2018). Servono 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi e caregivers e 36 per i lavori gravosi e l’età minima di uscita per l’Ape sociale resta a 63 anni. L’altra grande novità del decreto è opzione donna che permetterà a molte lavoratrici nate entro la fine del 1959 e del 1960, rispettivamente se lavoratrici autonome o dipendenti, di lasciare il lavoro anche a 59 anni di età.

Servono 35 anni di contribuzione previdenziale accumulata e bisogna sapere che la pensione in regime opzione donna, prevede il penalizzante calcolo contributivo dell’assegno, tanto è vero che la misura viene chiamata anche pensione anticipata contributiva donna.