Le ultime novità ad oggi 5 febbraio sul comparto previdenziale sono inerenti a quota 100. Questa riforma sperimentale presenta come requisiti base quello anagrafico, avere almeno 62 anni di età anagrafica e quello contributivo, avere almeno 38 anni di contribuzione effettiva. Questi due requisiti la rendono accessibile solo ad una determinata fascia di lavoratori. Tra chi é a favore troviamo Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro. Egli non è contro quota 100, ma lamenta l'esclusione dalla stessa di esodati, donne, di chi ha avuto carriere lavorative discontinue, dei lavoratori stagionali e dei disoccupati.

È necessario considerare che questa riforma ha anche come obiettivo quello di dare una nuova spinta all'economia italiana. Questo sarebbe possibile attraverso un turnover generazionale. Le nuove assunzioni potrebbero essere garantite da posizioni lavorative lasciate libere da chi ha potuto accedere alla nuova forma di prepensionamento introdotta recentemente.

Quota 100: i favorevoli

Quota 100, divenuta legge di Stato il 29 gennaio 2019, in soli 8 giorni ha superato le 18 mila istanze presentate. Sono molti i lavoratori che vogliono beneficiare del prepensionamento uscendo dal mondo del lavoro con 5 anni di anticipo sulla riforma Fornero. Ovviamente l'assegno percepito avrà un importo minore rispetto a quello di cui si potrebbe beneficiare con la pensione di vecchiaia.

Questa limitazione non è data da penalizzazioni insite nella legge, ma dal minor numero di contributi versati. Tra i favorevoli a tale misura previdenziale troviamo Cesare Damiano; egli non si è risparmiato nel riconoscere il buon operato del governo. Lancia, però, una sfida all'esecutivo giallo-verde: riuscire a perfezionare la legge stessa per poter includere al suo interno una platea di beneficiari più ampia.

Un esempio potrebbe essere Ape Sociale: Damiano suggerisce di inserire all'interno dei potenziali beneficiari anche disoccupati, che non hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali, ma che hanno 63 anni di età e 36 anni di contributi versati. Oppure, inserire all'interno delle 15 categorie dei lavori considerati gravosi, anche quelli dell'edilizia e gli stagionali; o ancora fare la nona salvaguardia per gli esodati (ovvero fornire la pensione anticipata agli esodati in buona-uscita o in fase di transizione che sono rimasti esclusi dai provvedimenti precedenti).

Questi sono i punti che dovrebbe essere inseriti nel decreto, secondo Cesare Damiano. Il dirigente del Partito Democratico si è così espresso sul suo blog: "Quota 100 avrà successo: si tratta di una misura che non va solo a vantaggio delle imprese, che possono ringiovanire l'organico, ma anche dei lavoratori che aspirano ad andare in pensione senza dovere passare per le forche caudine e socialmente crudeli della legge Fornero".

Prepensionamento: i contrari

Tra i contrari troviamo Tito Boeri, presidente Inps, che si è così espresso: "Il grosso del costo di quota 100 graverà sulle generazioni future". Boeri, in audizione alla Commissione Lavoro del Senato, ha presentato dei dati a sostegno della sua tesi: alle 13 di ieri, 4 febbraio, erano pervenute all'Inps circa 18 mila istanze, di cui un terzo da parte di dipendenti pubblici.

Boeri ha asserito che 4 domande su 10 provengono da regioni meridionali. Per la maggiore parte i richiedenti sono persino disoccupati, quindi, non lavoratori che lascerebbero potenziali posti di lavoro liberi a nuove assunzioni. Questa situazione, secondo il presidente Inps, "Dovrebbe far riflettere circa l'idea che il pensionamento liberi posti di lavoro per i giovani".

Boeri ritiene che il debito del sistema previdenziale aumenterà in maniera esponenziale a causa di due fattori combinati: il primo è il congelamento delle aspettative di vita, mentre il secondo è dovuto al canale di uscita anticipata. Se le misure non dovessero essere rinnovate (quota 100 è in via sperimentale fino al 2021, mentre il blocco dell'adeguamento delle aspettative di vita è attivo fino al 2026) il debito sarebbe di 38 miliardi di euro.

Se dovessero divenire permanenti il loro costo salirebbe a 90 miliardi. L'istituto di previdenza sociale dovrebbe recapitare a marzo circa 1 milione di buste arancione ai potenziali beneficiari di questa riforma. Tale gesto desidera rendere consci i cittadini dell'uso de 'La mia pensione futura' tramite l'acquisizione di competenze digitali.