Il reddito di cittadinanza è senza ombra di dubbio l'argomento più chiacchierato degli ultimi mesi nel nostro Paese. Giorno dopo giorno, infatti, giungono novità a riguardo e tra queste c'è anche l'approvazione di un importante emendamento del Movimento Cinque Stelle in commissione Lavoro al Senato. Stando a quanto si apprende dal quotidiano Repubblica, infatti, coloro i quali percepiranno il reddito di cittadinanza, come ben noto d'altronde, sono tenuti ad accettare le proposte di lavoro pervenute. Vero, ma soltanto a patto che il salario dell'occupazione sia di almeno 858 euro mensili, ovvero il 10% in più rispetto al beneficio massimo previsto per un single, che è pari a 780 euro (500 euro ad integrazione del reddito e 280 euro per l'affitto).
L'offerta lavorativa, infatti, può essere ritenuta congrua se la retribuzione raggiunge tale soglia.
Approvato l'emendamento in tema reddito di cittadinanza: almeno 858 euro di stipendio per dire sì
Stando a quanto si apprende dal quotidiano in questione, inoltre, lo Stato potrà tenere sotto controllo soltanto gli importi spesi e prelevati dalla Carta per quanto concerne il reddito di cittadinanza, in quanto vanno tenute in conto le obiezioni del garante della privacy. Oltre al problema relativo allo stipendio minimo oltre il quale il percettore è obbligato ad accettare l'offerta di lavoro, un altro elemento di discussione riguarda la distanza del posto di lavoro. Secondo la norma, infatti, è ritenuto congruo il limite dei cento chilometri per quanto riguarda la prima offerta lavorativa, di 250 per la seconda e di ovunque in Italia per quanto concerne la terza, nel caso in cui ci si trovi nel primo anno del reddito di cittadinanza.
Passati i dodici mesi, sono già considerati congrui i 250 chilometri fin dalla prima chiamata. Per i soggetti disabili, invece, sono 250 i chilometri entro i quali si può essere destinati a lavorare.
Le dichiarazioni di Massimo Bagnoli
Nel frattempo i problemi riguardanti l'attuazione del reddito di cittadinanza continuano. Secondo quanto dichiarato da Massimo Bagnoli, coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, i 20 milioni stanziati dal governo sono una cifra ritenuta non sufficiente e siccome non c'è ancora la convenzione con l'Inps, i Caf non possono occuparsi dell'erogazione del reddito di cittadinanza. Anche nel momento in cui verrà effettuata tale convenzione, comunque, ci saranno problemi in quanto sono necessarie maggiori risorse.