È stato finalmente divulgato da Orizzonte Scuola lo schema del decreto legge sulle misure di straordinaria necessità nel settore dell’istruzione. In particolare, il tanto atteso decreto-legge viene emanato considerata l’urgenza di introdurre misure per la stabilità dell’insegnamento nelle istituzioni scolastiche. Per ovviare al gravoso problema della mancanza di docenti abilitati all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado, sia paritaria che statale, viene bandito entro il 2019 un percorso abilitante straordinario. Questo percorso, che sarà svolto presso le università, sarà accessibile per tutti i docenti che avranno svolto tre anni di servizio entro l’anno scolastico 2018/2019.
Ma come si calcolano questi anni? Secondo la bozza del decreto legge (non definitiva) bisogna calcolare o 180 giorni in un anno oppure valutare il servizio svolto senza soluzione di continuità dal 1° febbraio fino al termine delle attività di scrutinio. I dottori di ricerca non avranno bisogno di avere questo requisito. È valutato unicamente il servizio prestato nella scuola secondaria in una classe di concorso non ad esaurimento oppure nell’insegnamento di sostegno. Coloro che hanno tali requisiti possono partecipare in un’unica regione per una sola classe di concorso o per l’insegnamento di sostegno. Per quanto riguarda i costi, ciascuna università deciderà l’importo dovuto dagli scritti.
Ecco tutte le norme stabilite nella bozza del decreto-legge
Alla procedura è riservato, in ciascuna regione e per ogni classe di concorso, il 50% dei posti. Il percorso sarà bandito a livello nazionale entro il 2019 ma organizzato a livello regionale allo scopo di stilare una graduatoria di merito a livello ragionale per ogni classe di concorso.
Dei tre anni di servizio, requisito di accesso alla procedura, almeno uno deve essere stato svolto nella classe di concorso per la quale si intende partecipare. Il percorso prevede una prova scritta computer based e una orale non selettiva. Inoltre, si sottolinea, che proprio oggi è stata diffusa la notizia della nuova procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea contro l’Italia, rea di ricorrere troppo spesso a contratti di lavoro a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione.
In particolare Bruxelles ha ricalcato il fatto che la legge italiana non protegge in maniera adeguata alcune categorie di lavoratori nel settore pubblico, come quelli impegnati nella sanità o nell’istruzione. D’altra parte Anief ha sempre voluto denunciare questa irregolarità nei confronti dei docenti precari che in alcuni casi, per molti anni, sono costretti a lavorare con contratto a tempo determinato senza possibilità di potersi immettere in ruolo.