Prosegue il pressing del Comitato Opzione Donna Social verso il riconoscimento del lavoro di cura svolto dalle donne a livello di welfare e previdenza. Una rivendicazione che nelle scorse settimane si è concretizzata con la proposta dell'avvio di una quota 100 rosa, pensata in modo specifico per valorizzare la carriera lavorativa delle donne. Nella pratica, si chiede di garantire la pensione anticipata a partire dai 62 anni di età e dai 36 anni di versamenti (anziché gli attuali 38 anni). In questo modo verrebbero garantiti due anni di sconto proprio in virtù delle conseguenze dovute alle differenze di genere nella propria storia contributiva personale.

La proposta di riforma dovrebbe, inoltre, secondo l'amministratrice del Comitato, correre parallelamente alla proroga dell'opzione donna fino al 2023.

Riforma pensioni e welfare, per Armiliato (Cods) quello attuale è un modello da rivedere

Stante la situazione, la fondatrice del Cods sottolinea innanzitutto le mancanze nei confronti delle donne dell'attuale modello di welfare, che risulta centrato principalmente sulla delega assistenziale. Per Armiliato serve invece "un cambio di passo" riconoscendo che il lavoro di cura non risulti "roba da donne, favorendo tangibilmente la presa di coscienza affinché questo assunto non debba corrispondere più ad un principio diffuso e prevalente". Allo stesso modo, si punta il dito contro la comune generalizzazione che le donne vogliano avere accesso alla pensione solo "per fare le nonne".

E proprio in questo senso si chiede di lavorare per mettere in campo soluzioni legislative in grado di riequilibrare la situazione disparità e portare maggiore equità nel campo previdenziale rispetto a delle tematiche sulle quali le donne chiedono degli interventi correttivi e risolutivi ormai da anni. Tutto ciò, mentre i decisori pubblici continuano ad avvallare provvedimenti che contengono soluzioni di breve termine, da rinnovare di anno in anno.

Riforma pensioni: il Comitato rilancia la quota 100 rosa

Ecco quindi che il Comitato Opzione Donna Social torna a rilanciare la "quota 100 rosa" come "un primo reale passo verso la fondamentale e necessaria equità, che è oggi inesistente fra i lavoratori dei diversi generi affermando, con questo dispositivo, che il lavoro di cura svolto dalle donne che sono impegnate in mestieri anche fuori casa, debba essere senza meno identificato come tale e conseguentemente valorizzato", conclude Orietta Armiliato.

Il riferimento va quindi alla prossima legge di bilancio 2020 ed ai lavori in corso di sviluppo, con la speranza che i legislatori possano finalmente dare seguito alle richieste avanzate in questi anni dalle donne.