Ci sono due fenomeni che sono insiti nel Lavoro domestico e che hanno assunto i connotati di autentiche piaghe: il lavoro nero e l'evasione fiscale sono le cose che da tempo i governi pensano di contrastare. Adesso che ormai si è vicini all'uscita della legge di Bilancio, il governo nel suo piano generale di lotta all'evasione fiscale potrebbe avere in serbo una novità per il lavoro domestico. I datori di lavoro del settore, che nella stragrande maggioranza dei casi sono le stesse famiglie per cui la colf o la badante prestano servizio, potrebbero diventare sostituti di imposta.
Il pagamento dell'Irpef
Una delle anomalie del settore da sempre è quella legata al ruolo del datore di lavoro che non ha la funzione di sostituto di imposta. Anomalia si è detto, perché a differenza della stragrande maggioranza dei datori di lavoro degli altri settori d'impiego, nel lavoro domestico nessuno trattiene le Tasse al dipendente. Devono essere le badanti o le colf a provvedere a pagare l'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e le sue addizionali regionali e comunali. Naturalmente esiste la fascia esente dal pagamento dei redditi che grosso modo è sotto gli 8.000 euro annui. Tutti coloro che invece hanno redditi annuali superiori a quel limite devono presentare la dichiarazione reddituale.
La nuova idea del governo
Ecco allora che l'esecutivo pensa di dare al datore di lavoro della badante o della colf il ruolo di sostituti di imposta. Si tratterebbe di dare al datore di lavoro l'obbligo di andare ad effettuare le trattenute Irpef in nome e per conto del dipendente. Ad oggi è solo una ipotesi e probabilmente difficilmente realizzabile per via delle numerose controindicazioni.
In primo luogo si andrebbe ad aumentare il costo che le famiglie sosterrebbero per il proprio collaboratore domestico. Sarebbe in effetti necessario trovare un commercialista per gestire il tutto e il professionista non è gratis. Difficile immaginare che un anziano, che magari è anche il datore di lavoro della badante, sia in grado di provvedere da solo allo sviluppo della busta paga che diventerebbe documento fiscalmente rilevante.
Altro problema da non sottovalutare è il probabile litigio con il proprio dipendente. Alla badante andrebbe spiegato che lo stipendio mensile solitamente erogato diventerebbe più leggero, perché una parte il datore di lavoro dovrà trattenerla. Infine ci sarebbe l'aspetto della convenienza ad adottare un cambiamento così radicale. Se è vero che il 60% dei lavoratori domestici è in nero (su due milioni di addetti al settore, solo 800.000 risultano regolarizzati, dati Inps), di quelli con assunzione, la stragrande maggioranza risultano sotto la soglia imponibile. In pratica, come reddito non sarebbero tenuti a presentare le dichiarazioni reddituali e pertanto le trattenute mensili subite l'anno successivo andrebbero loro restituite. Se l'obbiettivo è fare cassa, recuperando evasione, il risultato potrebbe essere inferiore alle attese.