Nello sviluppo della discussione politica sulla quota 100 il Partito Democratico torna a prendere una posizione netta in merito al meccanismo di flessibilità che consente l'accesso all'Inps a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti. A spiegare perché è fondamentale proseguire la sperimentazione è stato il dirigente Dem Cesare Damiano, secondo il quale è necessario portare avanti il patto preso nei confronti dei pensionandi. Ma tra le questioni rilevanti per l'esponente democratico vi sarebbe anche la necessità di estendere i benefici del taglio al cuneo fiscale in favore di coloro che attualmente risultano incapienti.
Un problema che va a toccare in particolare modo le giovani generazioni ed i cosiddetti "working poor", con stipendi lordi uguali o inferiori alle 8200 euro l'anno.
Damiano sulla Quota 100: 'Un plauso al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte'
Rispetto alla difficile situazione interna alla maggioranza per la prosecuzione del meccanismo di pensionamento anticipato tramite la quota 100, Cesare Damiano ha espresso il proprio appoggio alla decisione maturata dal Premier Giuseppe Conte, il quale ha spiegato recentemente che il provvedimento di flessibilità previdenziale rappresenta "un pilastro della manovra". Il dirigente democratico ha infatti sottolineato di "condividere totalmente il fatto che questa misura non vada toccata, al di là dei suoi limiti che abbiamo evidenziato in varie occasioni".
I motivi per i quali è necessario mantenere in essere il meccanismo sperimentale di prepensionamento
Rispetto alle motivazioni espresse per sostenere la prosecuzione della sperimentazione, il dirigente Dem ha spiegato che non risulta possibile "tradire il patto previdenziale stipulato dallo Stato con i cittadini. Lo abbiamo già fatto con gravi conseguenze sociali al tempo di Monti" ha ribadito l'esponente democratico, ricordando anche che "sul cuneo fiscale è necessario non escludere dai benefici gli incapienti, che sono i lavoratori poveri, quelli collocati più in basso nella catena delle retribuzioni e soprattutto per la gran parte giovani".
In tal senso, la richiesta al Presidente del Consiglio è stata esplicita. "Chiedo a Conte di non commettere l’errore compiuto al tempo del Governo Renzi: cioè escludere dal beneficio quei lavoratori che hanno retribuzioni lorde annue fino a un massimo di 8.200 euro. Se dividiamo questa cifra (massima) per 12 si arriva ad appena a 683 euro lordi mensili e la media è inferiore. Si tratta dei working poor, cioè di coloro che sono poveri nonostante il fatto che lavorino", ha concluso Damiano.